NOTE PER L’ASSOCIAZIONE
INTERNAZIONALE
AMICI DEL VESCOVO MONS. EUGENIO CORECCO
PER LA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
DI GESU’ BAMBINO AL TEMPIO
2 – 2 – 2004
Cari amici del Vescovo Eugenio e dell’Associazione
tutta, la grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti noi.
Amen
LA CONCEZIONE DELLA PERSONA UMANA
Ci
salutiamo di nuovo con queste parole quest’anno, nel
150° della proclamazione del dogma dell’Immacolata
Concezione di Colei che ci piace chiamare col titolo di
“Refugio dei peccatori”, perché tale la
percepiamo nella mutua carità dei figli di Dio. In Lei ha
operato Dio, come afferma la Bolla Ineffabilis Deus
dell’8-12-1854 emanata da S.S.Pio IX: per grazia la
Beata Vergine è stata preservata immune da ogni macchia di
peccato originale. Di qui il suo legame con la vita e la
salute (1)
In Lei, dunque, risplende l’immagine concezionale
della persona umana fatta come “unione di corpo e di
anima”, “body and soul” dice il New Age,
“corpore et anima unus” nella traduzione latina
(2). Si tratta di quella persona umana progettata da Dio
nel prototipo del Suo Cristo e votata a permanere tale con
la garanzia del Successore di Pietro. Nella nostra
religione si ritiene saldo questo punto concezionale,
perché riguarda le chiavi di accesso alle ricchezze della
MISERICORDIA di Dio, come diremo che si evince dal pensiero
di Sant’Ambrogio. Intanto, cari amici, consentitemi
di collegarmi alle note precedenti con le cose scritte
intorno alla Misericordia di Dio nei nostri tempi tentati
da forme diverse di totalitarismi (3)
Perché Dio ci ha creati, cari amici?
Se leggiamo Sant’Ambrogio, Dio crea l’uomo per
potere essere Se Stesso, cioè per potere manifestare la
Propria Natura di Misericordia. E come la manifesta? La
manifesta creando l’uomo, perché Dio vuole uno, al
quale potere rimettere i peccati e così riposare (4)
Davanti a Dio, dunque, l’uomo è termine di
Misericordia: peccatore con i suoi desideri e la sua
miseria costitutiva, ma evidente nel paragone con
l’Unica immune dalla macchia del peccato originale.
Schizzata nella sua configurazione principale, questa idea
dell’uomo è vincolata all’idea di un Dio di
Misericordia e ci fa ritrovare in una luce diversa la
saggezza di quel detto: uomo, conosci te stesso. Quale
dignità possiede l’uomo, infatti, se Dio sceglie di
riposare in lui? Non possiamo che ripetere le parole
iniziali del Messiah di Haendel: without controversy
great is the Mistery of Godliness… senza
discussione, è grande il Mistero di Dio! Per questo, non
dovremmo mai parlare dell’uomo, se non in termini del
tutto relativi a Dio! Ed è proprio così che ne parla la
Chiesa dell’ultimo Concilio nel Discorso
Conclusivo di S.S. Paolo VI del 7 dicembre 1965: “Il
Concilio ha parlato dell’uomo d’oggi quale
è… il Concilio ha dedicato all’uomo
principalmente la sua studiosa attenzione…e non
sarebbe questo un insegnamento ad amare l’uomo per
amare Dio?…E allora non sarebbe questo un invito a
ritrovare Dio?”
Ecco perché, cari amici dobbiamo guardare all’uomo in
quella “luce intellettual” che Dio dà soltanto
a chi gliela domanda, e che ci fa “comunicare fra di
noi nella mutua carità” (5) Dobbiamo guardare
all’uomo quale persona umana! “body and
soul” dice il New Age, “corpore et anima
unus” dice la traduzione latina.
Su questo punto concezionale si basano le relazioni
culturali fra i popoli: il patrimonio di conoscenze che ha
sviluppato il cristianesimo in Cina è paradigmatico. Si
pensi alla Via della Seta e alla sua attualità negli scambi
fra le culture euroamericane ed asiatiche.
Dunque, se la Chiesa afferma la vera costituzione della
persona umana, affermandone il primato, allora si ritrova
avvalorata la sentenza per cui NON PUO’ AVERE DIO
QUALE PADRE, CHI NON HA LA CHIESA QUALE MADRE. E’ una
sentenza che andrebbe scritta sui muri di tutte le città
del mondo.
Noi conosciamo, cari amici, con quale profonda pietà mons.
Eugenio Corecco ci ha donato le sue riflessioni su queste
cose, essendo lui Presidente di tutti i canonisti del
mondo. E conosciamo quale è stato il suo personale
attaccamento al Papa memore della formula di
Sant’Ambrogio, che lui aveva verificato
nell’amicizia con mons. Giussani e che
ritrovava nelle vite dei diversi popoli:
UBI PETRUS IBI ECCLESIA, ET UBI ECCLESIA IBI NON EST MORS
SED VITA AETERNA.
(Sant’Ambrogio, Enarrationes in XII Psalmos
davidicos; PL 14, 1082 citato in Discorso di S.S. Paolo VI
al Pontificio Seminario Lombardo in Roma 24 Settembre
1970). “Sembrano quasi un canto di gioia queste
parole di Sant’Ambrogio - scrive mons Escrivà in La
Chiesa nostra Madre - : UBI PETRUS IBI ECCLESIA, ET UBI
ECCLESIA IBI NON EST MORS SED VITA AETERNA.
Nasce con questa formula “la Nuova Cultura della
Vita” che il Papa ci chiama a costruire: quel Tempio
di Dio, quell’edificio spirituale di cui parla San
Pietro nella sua Prima Lettera, dove usa le parole che sono
venute in mente il 24 ottobre 2003, quando è stato accolto
a Magenta il Cardinale Tettamanzi (6) per commemorare 100
anni della Consacrazione della Basilica:
“stringendovi a lui pietra viva…anche voi
venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un
edificio spirituale” (1Pt,2,4).
Sì, cari amici, “la Nuova Cultura della Vita” è
il Nuovo Tempio di Dio che dobbiamo costruire con le nostre
vite! Ma costruendo il Nuovo Tempio di Dio costruiamo la
Pace. E questa è una cosa meravigliosa!
Allora, è la Pace il vero nome della Nuova Cultura della
Vita, che il Papa ci chiama a costruire nei suoi appelli a
tutte le nazioni. Noi la troviamo simbolizzata
nell’immagine fatta riprodurre su biglietti e
cartoline, immagine che abbiamo data alle forze
dell’ordine: il volto di Papa Wojtyla
collocato
al centro della Croce di Terrasanta e la scritta:
PAX HOMINIBUS BONAE VOLUNTATIS – PRO
VOTIS IOHANNIS PAULI P.P. II.
LA NUOVA CULTURA DELLA VITA
Ora, cari amici dobbiamo credere che quel Nuovo Tempio di
Dio, che è la Nuova Cultura della Vita, non è una cosa
diversa dal progetto che aveva schizzato mons. Eugenio
Corecco nel concepire la Pontificia Facoltà di Teologia. Da
dove nasce questa opera? Ascoltiamo Stanislaw Gryegel nel
suo omaggio ad Eugenio Corecco ad un anno dalla morte: - la
Pontificia Facoltà Teologica faceva i primi passi, quando
il vescovo Eugenio lanciava a Dio le domande sfida, il
grande ‘perché?’ di Giobbe, senza del quale il
pensiero umano sarà sempre e solo un gioco intellettuale, e
così lui maturava affinché la verità lo potesse
abbracciare… -
Permettetemi di citare le parole dell’Abate padre
Lepori (Abate Cistercense di Hautrive in Svizzera):
“il 14 febbraio, mentre stavo accanto a lui dopo un
lungo silenzio mi dice: << non è possibile morire
così! >> Gli chiedo: << così come? >>
Dopo un altro lungo silenzio: << é troppo facile, è
come addormentarsi! >> E a più riprese ripete:
<< è un mistero! >>. Poi, prima di celebrargli
la messa in camera, gli chiedo per quale intenzione
desidera che la celebri: << per una buona morte!
>>. E per la prima volta lo vedo piangere” -
(7)
Cari amici, dirò un’altra volta del mio ultimo
incontro con mons. Eugenio Corecco, delle persone che vi
erano presenti e delle cose che vi ho notato insieme a
mons. Villa (il quale è stato per tanti anni il suo
confessore e del quale parlerò a suo tempo, memore del
fatto che è stato lui a farmelo conoscere) ed insieme a
Donna Margherita, la sua mamma. Ora dirò soltanto che quel
giorno lei era lì presente, piccola e silenziosa.
Un’altra volta, siamo stati ad Airolo da lei, per
renderle omaggio con una visita, che risultò piena di
affetto: bevemmo del thé parlammo dell’Eugenio e lei
ci donò una borsa di stoffa confezionata con le sue mani e
un fazzoletto del figlio. Ci salutammo con un arrivederci.
GETHSEMANI
Ora, cari amici dobbiamo riflettere sul fatto che la vita
con le sue domande, compreso il “perché?” del
dolore innocente, ci fa entrare nel vivo di una situazione
che interessa profondamente la spiritualità dei nostri
tempi assetati di sangue e tentati da diverse forme di
totalitarismi: il Gethsemani. Possiamo accostare in modi
diversi il mistero che Gesù ha consumato quella notte in
quel podere.
Possiamo meditarlo con l’aiuto di chi l’ha
meditato con amore, e non sono pochi: pensiamo a San
Tommaso Moro a Santa Teresina di Gesù Bambino…
Possiamo meditarlo fra le angosce della depressione ormai
pandemica, come s’è visto nel Congresso sulla
depressione svoltosi in Vaticano dal 13 al 15 novembre
2003, che si ricollega alla crisi d’amore dei
nostri tempi (8)
Possiamo collegarci alle cose che ha scritto T.S.Eliot, ed
acutamente in certi momenti del suo poemetto “The
Wast Land” (9), dove si esprime la profezia di una
intera civiltà, che vede crollare i suoi simboli nella
sterilità del deserto, mentre risuonano esperienze dei
massimi autori classici in un stretta connessione con la
leggenda del Graal (la Coppa del Sangue di Cristo principio
della fecondità) ; e nell’ultima parte il poeta fa
una domanda: “riuscirò a mettere ordine nelle mie
terre?” ( o non sarà che una Babilonia? n.d.r.)
Possiamo meditare il Gethsemani con l’aiuto delle
cose, che sono emerse al Congresso di Cure Palliative
svoltosi a Milano il 27 e 28 ottobre 2003, durante il quale
ho rivisto don Gigi Peruggia, che porta avanti il suo
lavoro con i malati terminali ed ama visitare il romitaggio
del Gethsemani in Palestina. (Cari amici, vi devo
confessare che ho preso la parola a quel Congresso, per
affermare che dobbiamo escludere ogni accezione positiva
della parola “eutanasia”, perché è necessario
fare un pò di pulizia sui termini).
Possiamo rileggere le cose che ha detto il Cardinale di
Torino sugli ultimi tempi del suo rapporto con
l’Avvocato Agnelli.
Possiamo pensare alla nostra Italia e meditare il
Gethsemani nel sangue delle stimmate di San Pio da
Pietrelcina e delle lacrime della Madonnina di
Civitavecchia, come nella storia della Società Operaia di
Luigi Gedda e nell’opera di un imprenditore della
carità come don Carlo Gnocchi.
Ma tutto si ritrova nelle parole che ha pronunciato Gesù
durante quei momenti in quel podere del Gethsemani: SIA
FATTA LA TUA VOLONTA’. Sono le parole chiavi del
cristianesimo: FIAT VOLUNTAS TUA…Per 33 anni aveva
fatto la volontà del Padre Suo ed ora la faceva fino in
fondo, come ci raccontano le Sacre Scritture:
“…tunc venit Iesus in villa quae dicitur
Gethsemani… allora venne Gesù in un podere chiamato
Gethsemani” (10). Pensiamo a quel podere e agli ulivi
secolari che vi si trovano ancora oggi: sono gli stessi
ulivi del tempo di Gesù Cristo! Sono gli stessi che hanno
assistito a quei momenti decisivi! Sono contemporanei di
Gesù Cristo, come ha osservato il Custode di Terrasanta p.
Giovanni Battistelli nel nostro incontro del 21 giugno 2003
in Umbria (11). Ed è la stessa osservazione fatta dal
Vescovo mons. Mascheroni in uno dei nostri incontri in
Curia: sono gli stessi ulivi contemporanei di Gesù Cristo!
Sono gli stessi ulivi che hanno assistito al FIAT da lui
pronunciato. Ma ogni uomo è chiamato a pronunciare il
proprio FIAT in unità col FIAT di Gesù Cristo! Crediamo di
potere dire che il nostro amico mons. Eugenio Corecco
l’ha fatto. Nella sua figura, nelle sue opere, nelle
sue parole ritroviamo l’invito a costruire la Nuova
Cultura della Vita per costruire la pace fra i popoli a
Roma come Gerusalemme: il Nuovo Tempio di Dio.
SALUTI
Cari amici, ci salutiamo con questi voti, ben sapendo che
l’amicizia con l’Eugenio Corecco non cessa di
fecondare i popoli con le sue idee, e lo vediamo se
rileggiamo le cose che ha scritto intorno
all’Università: per un modello alternativo di
università (12)
Con questi voti saluto te, don Luigi Pessina che sei
parroco di Sant’Ambrogio, dove c’è stato il
Battesimo dell’Asia, che porto nella mia preghiera.
Ti saluto, dottoressa Monotti, che sei stata così
vicina a lui nel tuo lavoro ed hai avuto la gentilezza di
donarmi il volume degli Atti relativi al congresso sulla
convivenza fra i popoli per mons Villa: è un testo prezioso
che tutta l’Associazione dovrebbe leggere (13).
E’ stato commovente ritrovarti domenica 14 settembre,
durante la festa della parrocchia romana di Santa Croce in
Gerusalemme, quando hai celebrato la Messa, Monsignor
Danzi, fra i canti del festoso concorso di popolo: devo
confessarti che cresce il mio amore per Roma ogni volta che
la visito, portando nel cuore la formula di
Sant’Ambrogio, che riecheggia in queste note
apostoliche:
“… vi saluta la comunità che è stata
eletta come voi in Babilonia…salutatevi col bacio
della carità e sia pace a tutti voi che siete in
Cristo” (14)
NOTE
(1)
Giovanni Paolo II Lettera per la XII Giornata Mondiale del
Malato
Lourdes, 11-02- 2004
(2) Concilio EcumenicoVaticano II,
Costituzione Pastorale Gaudium et Spes,
n.14
(3) Vedi le nostre Note del 2-2-1999,
2-2-2000, 2-2-2001, 2-2-2002, 2-2-2003
(4) Sant’Ambrogio, Opere
(5) Conc. Ecum. Vat. II,
Costituzione Dogmatica Lumen Gentium,
n.51
(6) A.Pandolfi, Articolo sulla visita del
Card. Tettamanzi a Magenta, 24 ottobre 2004
cfr. il
volume: Lume di chiesa e d’officina, n.46 de I
Quaderni del Ticino, presentazione a cura del Centro Studi
Politico-Sociali J.F.Kennedy
(7) S.Gryegel, Omaggio a Eugenio
Corecco, Rivista della Pontificia Facoltà
Teologica, Anno1, Numero1, maggio-giugno1996.
Vedi
Lettere di Eugenio Corecco
ad
Alen Pandolfi, Copie depositate in
Archivio Associazione
(8) A.Pandolfi, Lettera ad una
piccola donna consacrata del 7-12-2003
(9) A.Pandolfi ,
Note del viaggio in USA:
California ed Arizona, marzo 1997
(10) Leggi i Vangeli:
Mt. 26,36-46 ;
Mc.14,32-42 ;
Lc.22,39-45 ; cfr
C. Peguy, Gethsemani
(11) A. Pandolfi, Lettera al Custode di Terrasanta del
21-11-2003
(12) E.Corecco, Per un modello alternativo di
Università, Rivista della Pont. Fac.Teologica, Anno1,
Numero1,maggio-giugno 1996
(13) Atti del Congresso: Per una convivenza fra i
popoli, Associazione Amici Mons.Corecco
(14)
Prima Lettera di Pietro 5,
12-14