VISITA AL BOLOGNA ARTE FIERA 2009


Domenica 25 gennaio 2009 abbiamo potuto visitare una delle più importanti esposizioni internazionali di Arte Contemporanea grazie all’invito di Giuliano Grittini, fotografo e art-director, che opera nel campo del trattamento dell’immagine, producendo opere di notevole pregio che associano le arti figurative a quelle letterarie. In particolare Grittini ha curato la pubblicazione di alcuni volumi dedicati ad uno dei massimi poeti mondiali, la settantottenne milanese Alda Merini, che ha da poco dedicato un canto poetico a san Francesco con prefazione di Mons.Gianfranco Ravasi. Mentre parlavamo con Giuliano Grittini, è giunta una telefonata di Alda Merini, ed io stesso ho potuto conversare 10 dieci minuti con lei. Non dirò il contenuto della telefonata, ma sentendomi vibrare dentro sentimenti ineffabili, mentre ascoltavo una delle voci più interessanti dell’umanità contemporanea, ho confessato l’onnipotenza dell’amore di Dio: “signora, dove c’è l’amore, c’è Dio – ho detto – perché l’amore è la cosa decisiva”.

Poco tempo dopo, abbiamo assistito ad uno dei meeting più interessanti di tutta la manifestazione bolognese, grazie alla presenza di due mostri sacri della cultura mondiale, che hanno parlato dei rapporti fra arte e architettura: Mario Botta con Achille Bonito Oliva, un incontro felice e gravido di suggestioni. E’ impossibile ridire in poche parole tutta la ricchezza delle riflessioni offerte al pubblico da questi due intellettuali, ma è da notare una preoccupazione emersa dal loro dialogo: il legame etica-estetica, sia che si tratti del nodo concettuale “forma-funzione” nel lavoro di Mario Botta, sia che si tratti della necessità di “contestualizzare l’opera” richiamata da Bonito Oliva, le chiavi interpretative non possono prescindere dall’idea di “calocagazia” di eredità classica, pur essendo oggi sentite a tutti i livelli le urgenze riguardanti la sua causa originante e l’energia che quell’idea tiene in vita. Quello dei legami etica-estetica è un problema di capitale valore, che oggi investe la natura stessa dell’arte nelle sue infinite connessioni, e che non si può affrontare senza uno sguardo culturalmente universalistico all’uomo. Per una felice concomitanza, negli stessi giorni del Bologna Arte Fiera 2009, il Corriere della Sera ha riportato la posizione di Luca Barbareschi del PdL, per il quale etica ed estetica non si possono separare completamente, e lo ha ricordato commentando la canzone di Gino Paoli che parla di pedofilia, e interessa la Commissione Bicamerale per l’Infanzia del Parlamento Italiano.

Un esempio luminoso l’abbiamo avuto col progetto di ristrutturazione del Teatro alla Scala curato da Mario Botta, del quale Bonito Oliva gli ha chiesto di parlare. E l’archi-star ha ripetuto il motivo che ritorna costantemente nella sua opera: il cosiddetto “territorio della memoria”, come interesse ad attualizzare il patrimonio ereditato dalle generazioni passate nell’attuale contesto di globalizzazione, con attenzione a quello che Giulio Tremonti nomina col termine: “mercatismo”. Naturalmente, la salvaguardia dell’identità passa dall’appartenenza alle forme di un territorio, alla sua immagine “riconoscibile” dal soggetto che vi consuma la propria esperienza di vita, ed è questo che crea la cifra propria di un luogo, in cui si possono riconoscere i popoli che vi abitano. Questo carattere “umano” del territorio come territorio della memoria, è quello che lega il maestro Mario Botta alla memoria di un grande vescovo come Mons.Eugenio Corecco, ticinese come lui, e che ho potuto ricordare al maestro in un breve saluto alla Fiera di Bologna.

Ci auguriamo che l’esperienza dall’accento così umano che abbiamo vissuto in questo meeting possa continuare nel movimento delle arti contemporanee che interessa l’umanità dei nostri tempi, per giungere alla luce della massima poesia (si legga: Alda Merini, Diario di una diversa).