MERINI,
LA MIA PALESTINA
A 76 anni: una vita travagliata e feconda, la poetessa dei
Navigli racconta la sua Terra Santa
Avvenire: sabato 4 agosto 2007
Quanto c’è tra i Navigli e Gerusalemme? Alda Merini
non sa. Per lei non sembra esistere soluzione di continuità
tra il lento specchio d’acqua che scorre davanti a
casa sua, trattenuto da antichi mattoni nella fretta
milanese, e le prospettive della Città Santa che spalanca
dorata le sue cupole alle tre grandi religioni. Anche il
Naviglio è una via dolorosa, a suo modo. O almeno ha
segnato la sua personale via crucis di poetessa estraniata
dalla malattia e ossessionata dal confronto con Cristo.
Fu nel 1984 appena uscita da un ventennio di silenzio
artistico e da vari anni di internamento in manicomio, che
la Merini pubblicò Terra Santa, per molti il suo
capolavoro: “Ho conosciuto Gerico / ho avuto
anch’io la mia Palestina / le mura del manicomio /
erano le mura di Gerico / e una pozza di acqua infettata ci
ha battezzati tutti. / Lì dentro eravamo ebrei / e i
Farisei erano in alto / e c’era anche il Messia /
confuso fra la folla: / un pazzo che urlava al Cielo /
tutto il suo amore a Dio…”
E tuttavia non è mai stata in Terra Santa, Alda Merini, nei
76 anni della sua feconda, travagliata esistenza. “Si
tratta di una metafora biblica – subito la voce un
po’ stanca ma viva rincorre l’interlocutore
– che mi venne spontanea nella società degli
emarginati, com’è quella del manicomio, dei
colpevoli, dei mai visti, dei non figli di Dio. E’
l’apoteosi della grazia. La Terra Santa io l’ho
scritta in otto giorni, mentre mio marito stava morendo di
cancro.
Domanda 1: ma lei ci andrebbe sul serio a Gerusalemme?
Risposta: si, ma io godo purtroppo di una forma di
immaginazione – una fantasia che mi ricrea proprio il
luogo dove stare – e ci sono già stata tante volte.
E’ un vizio di famiglia: mio papà era così e mi
citava sempre Verne per fare il paragone. Non per nulla il
nonno l’aveva chiamato Nemo…”
Domanda 2: dunque su quale base lei ha descritto i Luoghi
Santi?
Risposta: sono sempre stata una donna molto mistica, sa? Ho
avuto una vicenda come quella di Santa Teresina del Bambin
Gesù. Già molto giovane volevo entrare in convento per
farmi monaca, e i miei quasi mi bastonavano perché ero
sempre in chiesa. Mio papà era anticlericale, anche
anarchico, però era un grande educatore e alla fine mi ha
sempre lasciata libera. Ho fatto perfino un anno di
noviziato a Vercelli, dove eravamo sfollati durante la
guerra. Poi mi sono sposata, quasi controvoglia, ma ho
amato molto mio marito e la mia famiglia.
Domanda 3: e chi l’ha educata al cristianesimo?
Risposta: da sola. Il senso dell’evangelico
l’ho sempre avuto fin da bambina. Ho letto molte vite
dei santi. Ho un cugino prete guanelliano, si chiama don
Cipriano Pianini: è un grande educatore che aveva ricevuto
una grazia a Lourdes, e mi ha scritto molte lettere. Le ho
ritrovate da poco in solaio: prevedeva che mi spettassero
10 anni di calvario. Io ci ridevo sopra. E invece sono
andata in manicomio…Ora lui vive in Valtellina. Mi
ha perfino detto che un prete che non va a trovare
l’autrice del Magnificat non è un buon prete…
Domanda 4: addirittura…
Risposta: beh, Papa Wojtyla aveva il mio Magnificat sul
comodino. Perché io ho fatto la prima recensione alla sua
opera La bottega dell’orefice, che mi è piaciuta
molto. Erano i giorni in cui mi fu portata via una figlia
dai servizi sociali, e lui per ringraziarmi mi ha fatto
avere un bellissimo crocifisso d’oro a mezzo del
parroco.
Domanda 5: torniamo a Gerusalemme: lei come immagina i
Luoghi Santi?
Risposta: belli, ricchi di pietre. Le più belle poesie si
scrivono sopra le pietre. E i luoghi santi sono luoghi di
poesia, luoghi di preghiera e di ascolto. Ma sono anche
quelli dove si posa l’orecchio per terra e si sentono
arrivare i cavalli, il nemico e forse i liberatori.
Domanda 6: un’altra citazione della Terra Santa:
“le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre /
coi ginocchi piagati / e le menti aguzzate dal mistero. /
Le più belle poesie si scrivono / davanti a un altare
vuoto, / accerchiati da agenti / della divina follia”
Risposta: si, perché io in manicomio sono riuscita a
crearmi un luogo di culto, un luogo di solitudine felice,
dove abitavo circondata da altri infelici. Lì c’era
amore. Ed è questo che manca sulla terra. Non crede?
Domanda 7: in uno dei suoi libri più recenti ed amati dal
suo pubblico, il Poema della Croce, si incontrano solo
Nazareth e Gerusalemme, ovvero l’infanzia di Gesù e
la sua Passione. Come mai?
Risposta: Posso rispondere con una battuta? Perché avevamo
poche pagine a disposizione…i libri del mio editore
sono ridotti e non si poteva dire tutto…ma poi non è
vero: a me interessava la figura in toto, il luogo conta
meno. E’ importante l’uomo, il nome di Gesù.
Domanda 8: in quel testo lei descrive alternativamente il
Calvario come un diamante, oppure come “il teatro
magnifico della derisione”. Qual è la verità?
Risposta: il Golgota è il luogo del Cranio, il centro del
mondo. Ma è anche il carnevale della Croce. Perché mentre
portavano a morire atrocemente i poveri condannati, i
carnefici si divertivano. Ecco quello che non distingue
l’uomo dalla bestia: la tortura, l’essere
carnefice dell’altro. E gli uomini sanno farlo con
sapienza. Cristo viene issato. Viene preso in giro. Però
tutto questo l’aveva già previsto. Anche la Madonna.
Ma l’amore accetta tutto.
Domanda 9: proprio tutto?
Risposta: allo sposo non si nega niente, qualsiasi gioco
d’amore è valido. Per questo nel mio ultimo disco
(recitato col compositore e cantante Giovanni Nuti, uso
alcune espressioni piuttosto forti, anche dal punto di
vista erotico. Chissà cosa dirà certo mio pubblico…
Domanda 10: beh, del resto lei è sempre stata considerata
una specie di “mistica della carne”… non
ha scritto forse che “dagli inguini può germogliare
Dio”?
Risposta: non mi parli della carne, perché sono sempre
stata tentata! L’amico Padre Turoldo mi chiamava
“piccola peccatrice” e mi diceva “vai
via”… sono una donna passionale, e credo che
quando si sta godendo della propria passione, si possano
rompere anche gli argini. Succede a tutti , no? Però
c’è pure la tristezza della passione, che non è amore
se non dosata. Si, tutto si può fare. Ma abbiamo la ragione
per governarci.
Domanda 11: passione, ovvero gloria e sofferenza, come la
Terra Santa, che lei ha descritto in chiaroscuro:
“deserto della fede, strapiombo della luce, terra
tragica che è il dolore umano”
Risposta: credo che la vita sia talmente un mistero che si
impazzisce dalla gioia di trovarselo davanti. Nulla è
piatto. Lo stesso peccato è la nostra genialità: se uno non
sa farlo non è né carne né pesce…però le faccio una
confessione, può anche scriverla se vuole: a
trent’anni, quand’ero già sposata, mi sono
innamorata (ma proprio furibonda!) di una persona. Ero già
andata in un posto per farla finita e mi è passata davanti
tutta la vita, con tutti i miei errori e le incompiutezze.
Ho visto l’inferno, sono tornata indietro e mi sono
consegnata al manicomio. Ho provato la passione e ho voluto
pagare, ma è stata dura. Non lo faccio più. Non lo voglio
più fare.
Domanda 12: lo dice ancora Terra Santa: “il manicomio
è una grande / cassa di risonanza / e il delirio diventa
eco / l’anonimità misura / il manicomio è il monte
Sinai, / maledetto, / su cui tut ricevi / le tavole di una
legge / agli uomini sconosciuta”
Ecco un’ennesima immagine biblica: il Sinai. Ma lei
ama la Bibbia? La legge?
Risposta: mai. Ormai non leggo più nulla, uso un metodo che
nessuno crederebbe: metto il volume sotto il cuscino, e ci
dormo sopra! E poi non mi piaceva la Bibbia, solo i
Vangeli: i miracoli sono più tranquilli e più semplici. La
Bibbia è piena di nomi e mi stancavo.
Domanda 14: anche il Cantico dei Cantici?
Risposta: no, quello è il libro più bello che conosca: è
molto carnale. Mi piace molto che quella sposa venga
adorata pure nella carne, esaltata nella sua bellezza anche
artistica. Lo sposo la immagina così, la riveste o la
denuda a seconda del suo pensiero. Sulla linea del Cantico
penso di aver costruito molto della mia poesia.
Domanda 15: che rapporto ha con la Chiesa?
Risposta: i preti mi piacciono, ma tutto sommato io vivo in
un’altra dimensione, in una mia personale solitudine
di poeta, dove credo in un Dio buono, affettuoso, un
Dio-mamma. Non so se mi interessa molto il Vaticano. Sono
francescana. Preferisco la povertà alla potenza.
Domanda 16: dunque sceglie Roma o Gerusalemme?
Risposta: Gerusalemme. Perché io voglio essere un po’
dimenticata da Dio, lasciata vievere così nella mia
semplicità. Non amo le pompe, gli applausi, mi piace che
Dio mi accolga nella sua Misericordia senza neanche tenere
conto del nome che ho. Non vado in chiesa a mormorare. Ma
credo che Dio sia qui con me. Ne avverto la presenza,
annuso il suo odore, sento dentro di me la pace divina. Io
sento la Sua carità nella giornata, e questo mi
basta.