PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIUSEPPE CAFFULLI
FRATELLI DIMENTICATI : VIAGGIO FRA I CRISTIANI DEL MEDIOORIENTE

La sera di Martedì 23 ottobre 2007 al Centro Pastorale della Chiesa Ambrosiana sito in via S.Antonio 5, si è presentato il libro di Giuseppe Caffulli: - Fratelli Dimenticati -. L’Autore è Direttore dei Periodici che fanno capo alla Custodia di Terrasanta curata dai Frati Minori di San Francesco, e insieme a lui è intervenuto lo stesso Custode di Terrasanta Padre Pierbattista Pizzaballa con il Dr.Roberto Fontolan Direttore del NetWork di Oasis-Marcianum che fa capo al Patriarcato di Venezia. In realtà, il pubblico ha assistito ad una bella intervista condotta da Caffulli e Fontolan al Custode di Terrasanta, per conoscere meglio la situazione dei cristiani della regione Medio-Orientale. Così dalle parole del Custode come dalle pagine del libro, si sono potuti ricavare alcune riflessioni che crediamo doverose per chiunque abbia a cuore la pace nel mondo.

Caffulli ricorda il Messaggio di Papa Ratzinger ai Cattolici del Medio-Oriente del 21 dicembre 2006: “condivido con voi la speranza dell’attesa del Signore Gesù Principe della Pace…e sono certo di potermi fare portavoce della condivisione della Chiesa Universale…”. E proprio a questo “ecumenismo della condivisione” si rifanno i Vescovi del Regno Unito insieme ai loro colleghi di varie Confessioni nello stesso Dicembre 2006: “le comunità dei cristiani del Medio-Oriente potranno sopravvivere, se i loro fratelli cristiani dell’Occidente presteranno loro un po’ di attenzione, ma questo non significa fare ricorso a rozze pressioni politiche e militari che rafforzano l’idea che quelle comunità medio-orientali siano alleate dell’Occidente”.
Ora ci si può chiedere: su che cosa si fonda l’ “ecumenismo della condivisione” indicato dai Vescovi? E’ ciò che si scopre leggendo le toccanti cronache delle visite di Caffulli nel corso dei suoi viaggi nei Paesi del Medio-Oriente: Israele, Palestina, Egitto, Siria, Paesi del Golfo (Regno d’Arabia Saudita, Emirato del Qatar, Regno del Barhein, Sultanato dell’Oman, Emirati Arabi Uniti, Repubblica dello Yemen), dove si trova una “chiesa pellegrina” abbastanza instabile e vacillante per i flussi migratori che la interessano.
Si scopre che in queste comunità esistono meravigliose esperienze radicate in una identità di fede vissuta da chi sa, che perdere la propria fede vuol dire perdere la memoria di sé, cioè la propria identità. Invece, ciò che fonda l’ “ecumenismo universale della condivisione” è proprio “l’identità di fede”. Dunque, come dice il Vicario Apostolico della Turchia, S.E.R.Mons. Luigi Padovese: “ dobbiamo aiutare i nostri fratelli a ritrovare la propria identità di fede, ed è una sfida davvero affascinante”.

Naturalmente, il libro non nasconde la situazione drammatica, talvolta bloccata e senza via d’uscita, in cui si trovano queste comunità cristiane, in particolare in Iraq, come racconta l’attuale Sostituto in Segreteria di Stato Vaticano S.E.R.Mons. Fernando Filoni. Inoltre, non ci si rende conto che i numeri delle presenze cristiane in Medio-Oriente sono crollati: a Betlemme i cristiani erano l’85% della popolazione nel 1948 (anno di fondazione dello Stato d’Israele), mentre ora sono il 12%: lo scrive Magdi Allam in un articolo del Corriere della Sera del 13 giugno 2007, nei giorni in cui Magdi convocava in Piazza dei Santi Apostoli a Roma (4 luglio 2007) una convention dal titolo “Salviamo i Cristiani”, dove sono convenuti politici di ogni partito.

Dunque si tratta di far si che i popoli delle diverse religioni si conoscano, perché nella mutua conoscenza delle diverse identità ci sia una profonda condivisione: condizione necessaria per la pace. Ed è quanto già avviene nei più disparati angoli del mondo, come si apprende dalle cronache di Giuseppe Caffulli in questo testo ricchissimo di notizie e di esperienze offerte con saggezza ai lettori. In questi scritti c’è Padre Pasquale che studia con i suoi amici gli stiliti della Siria antica e ne mappa i siti (pag.107). C’è Suor Pia di Gesù in una bidonville di Damasco che ama il diverso, nel quale risplende il Volto di Cristo (pag.116). C’è Joy che fa l’operaia nel suo Paese, ma deve emigrare nei Paesi Arabi come altri milioni di lavoratori dalle Filippine, dall’India, ecc. (pag.127). C’è Padre John che spiega cosa vuol dire essere “chiesa pellegrina” nella Terra d’Arabia (pag.136-139). C’è il Club del Bambino sulla montagna di Mukattan nei pressi del Cairo, un’oasi di pace nel cuore del quartiere degli zabalin (raccoglitori di immondizia) dove un mare nauseabondo è abitato da 60.000 persone e (si dice) 60.000 maiali, ma funziona una scuola per bambini poveri affidati alle cure di Mona, Patrizia, Ahmed (pag.89). C’è Padre Claudio a Sakakini con dei religiosi d’Egitto che assistono 20.000 rifugiati da Karthoum e dal Sud del Sudan: tutti neri di altezza straordinaria fuggiti al genocidio (pag.83-84). C’è Sobhy di fede maronita che insegna all’Università di Betlemme e tira fuori la grinta di chi è cosciente della propria identità: “non riesco ad accettare l’idea che nella terra di Gesù restino pochi cristiani a custodire le pietre” (pag.46). C’è Wael che abbandona la scuola islamica, perché conosce un professore comunista che lo inizia alla “religione leninista”, la quale lo porterà ad impegnarsi per un Programma di Attività Arabe per i Diritti Umani (pag.79).

Ma su tutto sembra calare le ombre solari di un edonismo secolaristico , come nella canzone di Elton John che ascoltavo nel mio viaggio in Israele (Don’t Let The Sun Go Down On Me): secolarismo che invade ogni religione con influssi negativi sulla coesione della famiglia e sui valori della gioventù. Televisioni satellitari ed Internet stanno portando da noi un mondo al quale non siamo preparati, fino alla diffusione di prodotti pornografici che diffondono l’edonismo fra le generazioni.