L’AMBASCIATA
DI TERRASANTA
Intervista del Delegato di Terrasanta a Roma, a cura di
Giuseppe Caffulli. - Eco di Terrasanta - n. 10 - Dicembre
2006
L’autunno è ormai inoltrato, ma a Roma il clima è
ancora piacevole, mentre la luce calda della sera colora
gli antichi monumenti. A due passi da San Giovanni in
Laterano la monumentale Basilica del Borromini, si trova
via Boiardo (dov’è collocata la Sede Centrale delle
Poste Italiane N.d.R.) Qui sorge Villa Massimo al cui
interno ha sede la Delegazione Italiana di Terrasanta a
Roma. Dietro il cancello si trova un chiostro abbellito da
palme e fontane.
Qual è la storia e il ruolo della Delegazione di Terrasanta
in Italia? L’abbiamo chiesto a padre Giovanni
Battistelli attuale Padre Superiore e Delegato, già Custode
di Terrasanta dal 1998 al 2004. La Delegazione non è nota
al pubblico, anche perché il suo ruolo è di coordinamento e
di servizio. Padre Giovanni spiega l’origine del
luogo, mentre passeggiamo sotto il porticato che incornicia
il giardino: “La Delegazione di Terrasanta è stata
pensata e realizzata dopo la seconda guerra mondiale, al
tempo di padre Giulio Zanella. Villa Massimo era dimora di
grande prestigio. Acquisendo la proprietà padre Zanella ha
costruito le due ali che formano oggi il convento, con
l’idea di offrire ai frati di Terrasanta un luogo
dove sostare in occasione dei loro viaggi in Italia.
Ben presto, anche dal punto di vista giuridico è diventato
l’ente di rappresentanza del Padre Custode per tutte
le questioni che toccano i rapporti col Vaticano nei suoi
vari dicasteri – continua Battistelli - per la
Segreteria di Stato e le Chiese Orientali. Oggi questi
ruolo è ridimensionato, perché la facilità degli
spostamenti ha offerto al Custode la possibilità di essere
più presente nelle varie riunioni e di agire in prima
persona. Resta comunque uno strumento di presenza in
Italia, una sorta di ambasciata della Terrasanta”.
Uno dei compiti che la Delegazione come comunità religiosa
svolge, è quello di rendere testimonianza delle
preoccupazioni pastorali per il Luoghi Santi e delle
necessità delle comunità cristiane del Medio Oriente.
“Cerchiamo d’essere presenti agli incontri e ai
meeting ecclesiali – dice Battistelli - per offrire
il nostro contributo e per testimoniare la storia di fede
che laggiù viene custodita e tramandata dai Padri
Francescani. Credo che sia un lavoro prezioso”.
Presso la Delegazione ha sede anche l’Ufficio
Pellegrinaggi della Custodia di Terrasanta in Italia:
“un servizio che offriamo ai pellegrini di tutto il
mondo, che vogliono recarsi nei Luoghi Santi accompagnati
da una guida francescana. Molti pellegrini illustri hanno
scelto di viaggiare con noi e di avvicinarsi alla
Terrasanta guidati dall’esperienza e dalla conoscenza
di noi frati minori. Un nome su tutti va ricordato:
Giovanni Paolo II quando era cardinale di Cracovia –
ricorda Battistelli - ha viaggiato con noi”.
La Delegazione di Terrasanta svolge un ruolo di supporto
anche dei Commissariati in Italia: “Ogni Commissario
fa riferimento direttamente al Custode. Ma spesso noi
facciamo da tramite – dice Battistelli - veniamo
consultati su questioni specifiche, senza menomare
l’autonomia dei Commissari e senza sovrapporci ad
essi”.
Una responsabilità che Padre Giovanni sente in modo
particolare, è quella legata alla situazione di Betlemme.
La città di Gesù in questi giorni vicini al Natale diventa
ancora una volta paradigma delle sofferenze, che vivono i
cristiani in Terrasanta. “Betlemme è un luogo
speciale per noi francescani, un luogo da amare in modo
speciale, come lo ha amato Francesco, al punto da inventare
il presepio per fare memoria di Cristo. Betlemme è una
città santa, un luogo sacro su cui tutti dovrebbero
meditare. Non mi stanco mai di ripetere che il legame
spirituale con la città del Natale ci deve spingere ad
essere solidali verso le comunità cristiane che vivono
laggiù in situazioni di difficoltà. Pensiamo che la
tradizione del presepio si rinnova ogni anno in tantissime
chiese e case italiane.
Quindi vorrei lanciare un messaggio: non permettiamo che si
riduca a un fatto folkloristico. Fare il presepio significa
fare memoria della nascita di Cristo, significa portare un
pezzo di Terra, santa nella propria casa, nella propria
comunità. In breve vuol dire prendersi l’impegno di
non dimenticare la Terrasanta. L’augurio è che questo
Natale apra il nostro sguardo sulle necessità del mondo
intero e su quelle della Terrasanta in
particolare”.