20
settembre 2005
Facoltà Teologica di Lugano
Istituto Internazionale di Diritto Canonico e Diritto
Comparato delle Religioni
Dalla relazione del Cardinale Segretario di Stato
al Congresso Internazionale su
UNIVERSALITA’ DEI DIRITTI UMANI
Oggi si
parla di diritto alla convivenza al di fuori del
matrimonio. Ma non è un diritto! Potrà essere un desiderio,
un’aspirazione di taluni. Non esiste però un diritto
ad altre forme di unione se non la famiglia. Questa, come
diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà, si fonda
sul diritto naturale. E la
legge naturale è
universale ed immutabile.
Le leggi civili non possono
andare contro la legge naturale …
Anche di recente abbiamo assistito ad una lenta opera di
relativizzazione dei diritti umani, ad opera anche di vari
governi dell’Europa occidentale, dimentichi
dell’identità storica del nostro Continente. Si è
cominciato a parlare di diritti in movimento , fino a
includere nuovi diritti, fino a parlare di diritto
all’aborto e a diversi modelli di famiglia. Ma non
sono diritti.
Aspirazioni di
vario genere ve ne sono tante, ma questo non vuol dire che
si tratta di un diritto. Qui è
come l’albero che staccato dalle radici muore. La
missione dei cristiani è di ricordare agli uomini che
l’albero dei diritti umani, con tutte le sue
ramificazioni, non può dare frutti se gli tagliano le
radici: staccato da esse l’albero terminerà
fatalmente di fiorire e poi si seccherà.
Due sono le radici dei diritti umani:
il primo terreno da cui trae linfa l’albero dei
diritti umani è
la legge naturale iscritta da Dio nella
natura di ogni uomo. Lì è
la sorgente immutabile dei valori in cui crediamo.
Il secondo grande terreno è
la legge sovrannaturale rivelata da Dio con lo
stesso amore che lo spinge a darci la legge naturale.
Questo strettissimo legame fra diritti umani e legge
naturale è tale che s’impone all’uomo e non può
essere messo in discussione da Parlamenti e leggi civili.
E’ un legame che va aldilà della fede e vincola anche
chi non crede.
La legge naturale diventa così un
vincolo che lega l’uomo creatura al Dio Suo
Creatore …
è una legge che s’impone alla coscienza di ogni
persona umana, anche se questa non conoscesse che il suo
ultimo fondamento è il Suo Dio Creatore.
Non ignoro la posizione agnostica di vari pensatori.
Nell’Europa centrale è nota la posizione di Jurgen
Habermas. In Italia sono su posizioni parimenti negative i
professori Gianni Vattimo ed Emanuele Severino. Secondo
quest’ultimo una democrazia costituzionale non ha
bisogno di alcun presupposto etico, di alcuna verità
assoluta che la alimenti, di nessun dio, di nessun
fondamento che pretenda sottrarsi al divenire del mondo.
Di fronte a queste posizioni abbiamo il dovere di
rivendicare la nostra posizione realista di chi è convinto
che la ragione umana può conoscere la
verità ed offrire alla coscienza un criterio di moralità in
base a quella legge naturale, che è insita nella struttura
stessa dell’uomo.
Se si nega l’esistenza della legge naturale si cade
inevitabilmente in quel nichilismo
giuridico,
che basa la legge solo sulla volontà del
legislatore. Si
chiamerebbe bene ciò che è stabilito dall’autorità o
al limite dalla consuetudine, e male ciò che vi è
contrario.
Il diritto sarebbe così un
prodotto dell’uomo, senza
alcun legame contenutistico ad un principio immutabile ed
universale. Diventerebbe diritto ciò che piace. Noi non
amiamo questo nichilismo giuridico …
L’origine
divina della legge naturale è fondamento dei diritti umani.
Con la sua negazione sarebbero gli stessi diritti umani a
venire meno.