NOTE PER L’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE
AMICI DEL VESCOVO MONS. EUGENIO CORECCO
PER LA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
DI GESU’ BAMBINO AL TEMPIO
2 – 2 – 99
Cari
amici, vi scrivo all’inzio del nuovo anno,
l’ultimo che ci separa dal nuovo millennio cristiano,
e mi stringo a voi in Comunione col nostro Santo Padre e
col Presidente
Monsignor Angelo Scola.
CORPUS CHRISTI
Vi scrivo, dopo le visite fatte nell’amata Svizzera
per il ponte dell’Immacolata, alla Quale queste note
sono dedicate. Si, ci faccia vedere Lei, attirandoci con i
Suoi occhi misericordiosi, che assomigliano a quelli del
Figlio Suo, ci faccia vedere Lei il Corpo al Quale
apparteniamo e nel Quale viviamo come membri gli uni degli
altri. Siamo capaci di percepire, cari amici, questa
“forma consustanziale”: il Corpo Mistico di
Cristo? ( cfr. Pio XII –
Mystici Corporis Christi
)
Ebbene, in questo tempo della storia, cari amici, questo
Corpo si muove in mezzo a forti e continue minacce,
eppure permane e s’offre a tutti come “segno di
contraddizione”, ossia “luce delle
nazioni”, in quanto “gloria di Israele”,
come è stato salutato nel Tempio di Gerusalemme dal vecchio
sacerdote Simeone, che personifica tutta la tradizione
precedente nell'incontro con la sua realizzazione attuale.
Ricordiamo che è la stessa immagine indicata dal Papa Paolo
VI nella
Humanae Vitae al
numero 18.
Noi sappiamo che questo Corpo è la stessa Chiesa Santa di
Dio e guardiamo alla Sua bellezza, quando dobbiamo decidere
come muoverci, quando dobbiamo interpretare i segni che il
Signore ci manda.
DOMANDA DI SENSO
Ordunque, fra i problemi che si pongono all'attenzione
generale, cari amici, non si capisce come ci siano vescovi
, politici , uomini di legge che non mettano in cima alle
proprie preoccupazioni l’unità d’Italia :
dicono che non è mai stato un dogma. Ugualmente,
l’intellettuale riconosce che, insieme all'unità, un
certo assetto federale è bello e inevitabile.
Se si dovesse fare una conferenza su questi temi,
bisognerebbe invitare dei giornalisti, ad esempio Cesare
Cavalieri e Robi Ronza, a spiegarci questa parola:
federalismo con tutte le sue traduzioni finanziarle,
istituzionali, operative, eccetera... Certo, ci sono
obiettivi ben più importanti: c’è il bene di tutte le
famiglie, che tocca l’azione dei pastori con quanto
comporta sul piano della vita, della scuola, della salute,
della casa ...
Ma uno non può evitare di passare da un altro piano: il
piano del senso della vita. Solo così possiamo metterci
dentro nella logica con cui funzionano i meccanismi del
mondo.
Allora, cari amici, c’è una domanda radicale che
risuona nelle coscienze degli uomini e che talvolta Dio ci
ricorda: “che cosa potrà dare l’uomo in cambio
di se stesso?”. E’ la domanda che si fa
l’uomo sul proprio senso. Domande simili dobbiamo
farcele fra di noi, se vogliamo aiutarci davvero. Certo
questa domanda del Vangelo di Marco 8:37 è una domanda
radicale, perché va alle radici dei problemi e fa
toccare all’uomo quella ferita che anche la donna
porta al centro del proprio io. Ogni tanto la scopre: è il
peccato originale col quale il Padre ha progettato
l’uomo in vista della Redenzione. Basterebbe leggere
l’opuscolo di Don Gigi Peruggia dedicato
all’assistenza ai malati terminali, per rendersene
conto.
Ecco, cari amici, penso che se non ci mettessimo su questo
piano, non avremmo mai neanche l’idea di come
funzionano le cose, non potremo evitare i rischi di
psico-patologie ( ce lo dimostra Viktor Frankl con la
sua
Logoterapia ),
finiremmo in un vicolo cieco e non potremmo vedere più
su questa terra il motivo della nostra amicizia, quello
sguardo che ci ha fatti muovere e che, dico come uno che
balbetta, non è Altro che la Misericordia di Dio: un
amore duraturo che può soddisfare quella domanda di
senso.
PECCATO ORIGINALE E MISERICORDIA
NEL DISEGNO DI DIO
Per questo la Chiesa, cari amici, ci vuole mettere davanti
la figura di Sant’Ambrogio, che io chiamo
“dottore di Misericordia”, per farci scoprire
quanto quella domanda di senso imperversa nei cuori a causa
del peccato originale.
Mi direte che su questo ha scritto più di tutti
Sant’Agostino. Ma di chi l’ha appreso?
Lui stesso ce lo confessa: “No, il peccato originale
non l’ho inventato io … mio maestro in questo
è Ambrogio, il quale non solo ho letto, ma ho sentito
parlare e ho avuto come sacerdote del mio battesimo
… sono ben lontano dal paragonarmi a lui, ma
sostengo che nella dottrina del peccato originale non mi
sono scostato dal suo insegnamento” (Contra Iulianum
)
Dunque, com’è vero che non c’è nessuna risposta
a una domanda che non si pone, così non si può percepire
l’estensione di ciò che nominiamo con la parola
“misericordia”, se ignoriamo il suo
pre-supposto: il peccato originale. Allora per manifestare
questa dinamica della realtà, la Chiesa mette nel
calendario queste due feste, una vicina all’altra,
quella di Sant’Ambrogio e quella
dell’Immacolata. L’uno ha scovato la realtà del
peccato originale fra le cose rivelate da Dio e l’ha
messo bene in evidenza, dimostrando la bontà adeguata della
Misericordia di Dio, e per questo dovrebbe essere chiamato
“dottore di Misericordia”.
L’Immacolata è la dimostrazione della Sua positività
unica, in quanto a Lei sola fra tutte le creature è stato
risparmiato il contagio mortale dei pro-genitori. Lei sola
è immune dalla macchia del peccato originale.
Dunque, la Chiesa apre alle coscienze degli uomini questa
bellissima verità: Dio guarisce la persona umana,
laddove tocca la sua ferita col bene che la rende
felice. Allora Sant’Ambrogio può dire: “figlie,
cerchiamo il Cristo laddove lo cerca la
Chiesa”.
E lo poteva dire, perché aveva scoperto quale bene si
cerca: l’amore di Cristo nel Sacramento della
Misericordia: continua ripetizione del Battesimo che ci
rende cristiani.
MISTERO NUZIALE
Potremmo
dire tante altre cose, cari amici, ma dopo questa piccola
premessa di catechesi, possiamo farlo con una certa
sicurezza. Quindi ripartiamo da quanto domanda il nostro
Mons.Scola nel Mistero Nuziale: - che cos’è
l’amore ? – Colleghiamoci alle sue
parole, per celebrare la festa di oggi nel panorama aperto
in Humanae Vitae:
la civiltà
dell’amore.
A tale riguardo, cari amici, non dimentichiamoci che dal
prossimo 27 febbraio per 5 week-end, una volta al mese il
Centro Ambrosiano Metodi Naturali organizza il Corso di
Formazione per operatori del
natural family planning
.
Grazie al Michele Barbato il Centro di Aiuto alla Vita
del suo paese propone diversi incontri con Luigi
Negri, William Volontè e Graziano Borgonovo. Teniamoci
informati , e cerchiamo di elaborare una sintesi di
tutto per il “mistero nuziale”.
La sera di sabato 10 ottobre scorso, a Roma, ospiti di
Mons.Camisasca abbiamo fatto memoria del Dono presente nel
matrimonio di Ludmilla e Stanislaw Gryegel,
nell’anniversario del loro Matrimonio. E
l’abbiamo potuto fare, perchè ci siamo accorti
che è sempre lo stesso Dono che unisce soggetti
diversi in posizioni diverse. E’ sempre il
Bell’Amore che ci attira, come spiega Giovanni Paolo
II nella Lettera alle Famiglie. Quella sera con Ludmilla e
Stanislaw abbiamo cantato la Misericordia di Dio durante la
Santa Messa: “nec lingua valet dicere, nec littera
exprimere : expertus potest credere, quid sit Jesum
dirigere”. In quei momenti è risuonata la preghiera
dei fedeli con un’invocazione al compianto
Mons.Eugenio Corecco, del quale gli sposi erano amici e
collaboratori. Ed è stato percepito un senso di
“sperdutezza” per quanto Dio fa nelle nostre
vite, una “sperdutezza” che ci richiama il
dialogo fra Mons. Luigi Giussani e il Maestro Giovanni
Testori: “il senso della nascita”.
Questa parola “sperdutezza” usata da loro
due, si accosta bene e tocca nel modo giusto la parola
“misericordia”, perchè dice che non c’è
niente da toccare, quando ti lanci per buttarti in acqua,
dove ti ritrovi immerso, più leggero : sempre come prima,
ma diverso, non più incendiato dalla passione dell' Altro,
ma compreso da quel “Tu di Misericordia”,
del quale Giussani ci parlava.
COME
CRISTO AMA LA CHIESA
Se
questa esperienza d’amore viene radicalizzata, cari
amici, e cioè se è colta alle sue radici, allora vuol dire
che è giunta a toccare quel punto, che ti porta all'ethos
col quale Cristo ama la Chiesa. Infatti è quello il
“punto cristico” che dà il piacere
di essere dono e promessa, e cioè segno di ben altra mutua
donazione, quella che cambia il piacere in amore duraturo.
E’ qui, cari amici, il punto di forza, che ci ottiene
conciliazione dei termini, non separazione !
Conosciamo bene, cari amici, che ciò richiede una vera
ascesi cristiana, perché il piacere cresce
coll’allenamento, come nelle pratiche agonistiche.
Infatti, il piacere cresce se esercita certo un agonismo
nell’ethos cristiano. E questo mantiene la sua forma
nel Mistero Nuziale che lega Cristo e la Chiesa coi metodi
e coi tempi suoi propri, collocati nei tempi della Liturgia
in cui lo stesso Mistero Nuziale vive.
Solo così il Mistero Nuziale diventa capace di produrre
l’erezione della Croce nel mondo e di dilatare
l’esperienza cristiana fino agli estremi confini
della terra. Ma non ci si dovrà meravigliare, se questo ci
renderà “segno di contraddizione”.
Infatti, non c’è nessun segno che sia
“segno di contraddizione” come il segno della
Croce. E stiamo certi che dove avviene l’erezione di
questo segno, il mondo come Babilonia soffre
scandalo, per i tentativi di liberare tante anime
dall’immaginario profondo che le tiene ristrette
nella fossa di una segreta pornografica. Almeno si chiarirà
l’equivoco in base al quale si pensa che una
pseudo-pornocrazia farebbe parte della “economia
della salvezza” stabilita dal potere costituito. Non
e' certo la “civiltà
dell’amore”
di cui si è parlato.
Perciò, cari amici, è bello pensare un po’ che il
Signore porterà il Suo amore fino a qui e farà
la Sua rivoluzione con questo fiume di amore, che nasce
dalla Sua Croce e giunge fino alla foce, per sboccare nel
mare dell’eternità.
Naturalmente in questi tempi di rivoluzione si dovrà
rispettare la libertà di coscienza di ogni persona. Per cui
si dovrà salvaguardare una certa neutralità e rimarcare
l’indole a-confessionale di ogni partecipazione
cristiana per sua natura. Il Papa lo ha ripetuto con
chiarezza al Congresso della Chiesa Italiana che ha avuto
luogo nel 1995 a Palermo: - la Chiesa non deve e non
intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento
politico o di partito, come del resto non esprime
preferenze per l’una o l’altra soluzione
istituzionale o costituzionale che sia rispettosa
dell’autentica democrazia”. Questa unità, cari
amici, è quella che ogni famiglia e ogni focolare si
aspetta, per tutta l’opera di comunione che interessa
non pochi laici e preti. Ma essa è necessaria a quanti
fondano sulla legge naturale una vera appartenenza alla
Nuova ed Eterna Alleanza di Dio. Nel frattempo vanno avanti
numerosi processi di riconciliazione fra soggetti diversi
nel pubblico e nel privato. Che cosa c'entra tutto cio' con
il Mistero Nuziale e con l'ecumenismo consumistico che si
sta facendo?
Nel dialogo consumato un giorno con il Vescovo Eugenio, ci
fu chiara la chiave per interpretare tanti messaggi che
giungono da tutto il mondo : è proprio la chiave che usa il
nostro Papa amante del Mistero Nuziale . Allora cominciammo
a stilare una classifica delle pubblicazioni più belle su
tale amore, dopo che avevo ricordato al Vescovo il suo
articolo pubblicato in Communio n° 51 del 1980 insieme ad
altri di Carlo Caffarra, Francesco D 'Agostino, Adriano
Dell' Asta, Dionigi Tettamanzi. E lui durante una cena mi
chiese com’era la classifica aggiornata delle diverse
pubblicazioni sul Matrimonio: allora i nostri sguardi s '
incontrarono in un sorriso d’intesa. Infatti, per noi
questo era il modo più bello per obbedire al Papa, pensando
alla Nuova Evangelizzazione che vedevamo in rapporto alle
democrazie e ai centri della cultura in America. Penso a
Mons Albacete, cari amici, perchè è chiaro che un' Europa
con gli Stati Uniti e un' Europa che può continuare a
guardare al Papa. E questo conviene anche all' America
perchè così può alimentare le radici della propria libertà
per il bene comune.
E’ stato interessante, cari amici, ritrovare la
freschezza di queste radici, quando Mons. Caffarra a Milano
ha presentato un testo di Giussani: - Porta la speranza -
in Università Cattolica il 6 maggio 1998 e quando
Mons Caffarra ha ricordato i 20 anni di Giovanni Paolo II
al Meeting di Rimini il 28 agosto 1998.
Possiamo cercare di tradurre per tutti il Mistero Nuziale,
cari amici, sulle tracce di quanto scrive Mons. Caffarra
alle famiglie l’ 8 dicembre 1997 ?
Possiamo cercare di proporre l’incontro fra il
magistero, che ha la sua chiave di interpretazione
nella Humanae Vitae, e soggetti politici,
professionali , economici ... per costruire la civiltà dell
'amore ?
Certo, cari amici, se le cose riducono l’uomo a una
somma di fattori, noi cerchiamo di imparare come funziona,
perchè la sua vita ci viene messa fra le mani come
“magna quaestio”: grave problema. Allora
noi vediamo come l’uomo sfida Dio, quando si chiede
chi è . Ma Dio non vuole compiere il suo lavoro, se non
rende all' uomo la libertà della "magna quaestio", la
domanda del senso.
E così
torniamo a capo.
Ritocchiamo
la coscienza del peccato originale nel progetto del Padre.
E’ infatti a un uomo così disegnato, cari amici, a un
uomo che tende davvero alla sua meta, a uno cosi' tocca
pensare pure a Dio e, vivendo in Cristo, come vero
cristiano tratteggiarsi un pensiero di liberazione, ( viene
in mente la –
teologia della liberazione
–
di cui s’è occupato il Cardinale Ratzinger )
tutta riferita al Mistero Nuziale.
Allora, viene da pensare a come doveva cantarlo la Vergine
nel Magnificat per ogni generazione, a come doveva
intonarlo mentre ordinava la casa, dopo che l’aveva
intonato davanti alla cugina anch'ella gravida, quando
sente il bambino muoversi in lei.
Non l’abbiamo cantato, suor Monica, cara amica di
Mons.Danzi, quando ti ho visitata a Perugia, ma ripasso il
testo che hai mandato all' ultima Assemblea Generale, e che
consiglio a suor Cristina, cara amica di
Mons.Caffarra. Nell’ultima visita nella tua
abbazia, l’abbiamo cantato, caro abate Mauro, come
l’abbiamo cantato con Michael e Roberto a Roma nella
nostra casa di formazione sacerdotale guidata da Mons.
Camisasca. Non l’abbiamo cantato don Patrizio,
don Luigi, don Paxi , Pietro e Massimo, quando abbiamo
cenato e mangiato i pasticcini, nella vigilia della festa
di Sant' Ambrogio. Non
l’ abbiamo cantato, Mons Danzi, quando abbiamo bevuto
un po’ di vino nella mensa dell' ospedale di
Vimercate, il giorno del nel XXX del ritorno alla
Casa del Padre di colui che è il massimo mistico dei nostri
tempi, e forse di tutti i tempi: Padre Pio da Pietrelcina.
E ci siamo trovati nella mensa dell’Ospedale col
Michele, don Gigi e la Marina.
POVERTA’
DI SPIRITO
Ma
quando lo cantiamo, cerchiamo di cantarlo per il
“mistero nuziale”, ricordando la domanda del
Vangelo: “Che cosa l’uomo potrà dare in
cambio di sè ? ”
Il povero di spirito è già battuto in partenza, se
non accade che un Altro lo comprenda. E
quando accade, cari amici, è l’esperienza di
Misericordia, come succede a San Pietro, quando incontra il
Signore sulla sponda del lago, e capisce che non è finito
niente di tutto quello che è successo, anzi... è un amore
duraturo che vince tutto. Ne ha parlato anche l’Abate
Mauro in un testo presentato al Meeting dell’Amicizia
fra i Popoli.
Uno può ritrovarsi a pensare quello che pensa Adamo a
pagina 48 della Bottega dell’Orefice di Karol
Wojtyla: “L' uomo si tuffa nel tempo.
Dimenticare . Dimenticare . Esistere solo un attimo , solo
adesso e tagliarsi via dall' eternità ... Ah,
maledizione dell' attimo che arriva dopo, e di tutti gli
attimi che seguono, nei quali cercherai sempre la strada
per ritornare a quello passato, per possederlo di nuovo, e
attraverso quell'attimo, tutto. ”
Cari amici, questo è il punto del terminale
cristiano, dove è collocabile la domanda che s’è
fatto Mons. Scola: - che cos’è l’amore ?
- e da cui dobbiamo
ripartire, perché è qui il punto in cui si dilata il
mistero di Cristo. Ed è anche un verso poetico di Karol
Wojtyla nella Bottega dell' Orefice (pagina 78 della
ristampa vaticana del 1997): - “ fino al
momento in cui inizia il mistero. Il mistero, o forse
l'ignoto ? ” Mi pare che assomigli al titolo
del prossimo Meeting: “il mistero o forse
l'ignoto ? ” Da qui non si scappa .
Se urto (participio del verbo : urgere ) nella sua logica
definitiva, cari amici, l’attimo non è sete di
una soddisfazione eterna del cuore ? Uno come il Curato d
'Ars lo sapeva per esperienza . Si racconta che per la
bellezza di una soddisfazione tale, il Curato d'Ars
guardava il tabernacolo davanti ai suo parrocchiani e
piangeva, ripetendo: “ lui è qui ” .
E' la dimostrazione di quello che stiamo dicendo, cari
amici: noi contempliamo il “segno di
contraddizione” la Croce di Cristo, cioè
l’Avvenimento pasquale nel Sacramento
dell’Eucaristia. Lo contempliamo col metodo
sacramentale, per allenarci a vivere l’Amore che ci
viene donato nel “mistero nuziale” attraverso
una debolezza talvolta mortale. Fino a pregustare
l’incontro definitivo con il Signore del mondo.
Vado a
concludere, riassumendo queste note sul Mistero Nuziale con
un pezzo di dialogo fra Sicari e Giussani, e con un
messaggio di Scola.
Sicari:
- Accade che i ragazzi ti dicano: noi il nostro amore lo
sentiamo molto concreto, mentre l’amore di Cristo è
così vago, così spirituale… -
Giussani: - Che Cristo faccia sentire la sua concretezza
corporea, risorta, anche questo è una grazia, che poi viene
sempre più confermata sia dai limiti dell'amore umano,
precario e doloroso, sia dal fatto che è sempre possibile
addentrarsi in quel segno, in quel "sacramento" che è
l'amore fra un uomo e una donna : è come 1'albore del
giorno escatologico, come anticipo di possesso infinito. D'
altra parte, ci si accorge che il possesso è tanto più
potente, profondo e vero quanto più si attua un distacco. E
il distacco viene raggiunto là dove lo sguardo si posa
direttamente sul Destino dell' altra persona, attraversando
ogni limite, stanchezza e delusione … il modo
più razionale è quello di seguire la logica ultima
dell'amore, che è la passione per il Destino dell'altra
persona -
Scola: - L'amore riguarda una concezione di persona
come unità di anima e corpo, e ciò esige un'educazione all'
amore, e comporta di entrare nella dimensione di presenza
del tempo, come memoria di un Evento, cioè nella dimensione
liturgica del tempo: lentamente, crescendo, si impara a
respirare con il ritmo dell'eterno. E si arriva alla
conclusione che ...la coppia che il Padre ha in mente è il
Cristo Sposo e la Chiesa Sposa -