LETTERA A MONS. GIUSSANI
nel giorno del Suo transito in cielo

Martedi 22 febbraio 2005

Amatissimo Monsignore,
don Gius (come ho imparato a chiamarti dal 1983), ti ho ascoltato la prima volta a Milano in viale Gioia: parlavi di Leopardi.
Da allora non ci siamo parlati molte volte.
Ad esempio è successo in Università Cattolica quando frequentavo le tue lezioni di Introduzione alla Teologia. E’successo in diversi luoghi, dove ti seguivo col Coro Polifonico e ti portavo gli scritti e i saluti di Mons. Luigi Villa: sentivi questo nome ed il tuo sguardo si accendeva.
Ma è successo pure in montagna, quando ti portammo il Prof. Borgna per la conferenza organizzata dagli Universitari con il Dr.Rusconi e la Dr.ssa Ferla. Quella volta ci hai invitati al bar dell’hotel e ci hai offerto un “bianchino”. Ora, ti frequento sempre attraverso i tuoi innumerevoli figli: i quali sono come barchette nel mare del mondo.

Tuttavia, in questi 22 anni sei diventato “mio” per l’amicizia con Mons. Luigi Villa, il quale è un prete ambrosiano e ricorda quel giorno del 1937 nella vacanza dei seminaristi, quando vi parlaste in confessione e ti disse di conservare sempre il tuo entusiasmo per Gesù. Già in quel tempo, un professore ti segnalava per la tua eccezionale intelligenza di Dio e ti accostava ad un grande come Leonzio de Graindmaison.
Poi vennero gli anni Settanta, quando Mons.Villa accolse i Memores nella prima casa di via Bazzoni: Rota, Formigoni, Bertazzi…Perciò gli hai scritto un biglietto che dice: “…monsignore… grazie per la lunga paternità… grazie per la grande carità…”. Lo dicevo anche a Los Angeles durante una cena di due mesi fa con diversi amici. Sono ricordi miei: sono punti connessi dalle linee di un disegno: il disegno di Dio, quel Dio che ci hai fatto conoscere con passione.

Infatti, don Gius tu sei sempre qui con noi. Non ci lasci vuoti incolmabili, ricordi senza colore, emozioni sfilacciate. Non ci lasci sentimenti pietrificati. Tu prete ambrosiano, ci hai comunicato la fede operosa di Pietro, che fa vivere la Chiesa per la nostra gioia, come dice la formula di Sant’Ambrogio: “ubi Petrus ibi Ecclesia, et ubi Ecclesia ibi non est mors sed vita aeterna”.
Quindi, non mi sembra casuale il fatto che hai reso l’ultimo respiro nella memoria liturgica della Cattedra di Pietro. Penso alla Dichiarazione dell’ultimo Concilio sulla libertà religiosa: Nostra Aetate, che ci fa seguire con forza la strada del dialogo “per essere figli del Padre che è nei Cieli”. Ma questo, don Gius, per la ferita mortale che segna la natura umana, apre all’invocazione della Misericordia.
Ecco: per un tale Dio di Misericordia il tuo pensare ha subito un’attrazione totalizzante. E ne è nato qualcosa che vale per tutta l’umanità di tutti i tempi !

Ora che sei faccia a faccia con Dio, ora che il tuo bilancio finale è stato fatto, ora che la risposta eterna al “perché” della vita intera ti è stata data, ottienici, se puoi, quella Misericordia di cui hai trovato la garanzia nella Madre di Misericordia…Regina Coeli… Ti diciamo: grazie Monsignore. Grazie !
Te lo diciamo con questa poesia di Giuseppe Ungaretti: - E il cuore, quando d’un ultimo battito/ avrà fatto cadere il muro d’ombra / per condurmi, Madre, sino al Signore / come una volta mi darai la mano. / In ginocchio, decisa sarai come una statua davanti all’Eterno, / come già ti vedevo / quando eri ancora in vita. / Alzerai tremante le vecchie braccia / come quando spirasti / dicendo: - mio Dio, eccomi! - / E solo quando mi avrà / perdonato / ti verrà desiderio di guardarmi. / Ricorderai d’avermi atteso tanto / e avrai negli occhi un rapido sospiro.-