LETTERA A GIORGIO PANDOLFI – GALLERIA BRERA
Mercoledi 9 Luglio 2014
Ciao Giorgio,
mi è sembrato bello il momento che hai curato insieme a Samuele, ed alcuni artisti, la sera di Sabato 4 Luglio 2014 a Palazzo Stampa di Abbiategrasso. Grazie a questa esperienza che abbiamo vissuto insieme, desideravo accennare a tre discorsi che sono connessi fra di loro.
Le parole che ci siamo scambiati con Jonathan, Marco, Natasha, nei pochi minuti che abbiamo avuto, riguardavano le ARTITERAPIE, che possono essere fatte, per applicare l’impegno degli artisti ai bisogni di tante persone, sapendo che anche il mercato contemporaneo è fatto di rapporti pro-istituzioni. Ci sono legioni di cittadini che ne abbisognano. In senso generale, artiterapie sono tutte le forme di cure delle persone, in vista dell’ordine pubblico, a salvaguardia della pace sociale. Infatti, questo discorso oggi si connette alle materie psico-sociali, a cui è dedicata la quarta edizione di una Conferenza biennale, proposta da Medicina e Persona, un’Associazione a cui appartengo da alcuni anni, con Giorgio Bordin (medico, esperto di rapporti fra medicina e arte) e Giorgio Cerati (medico psichiatra). Mi piacerebbe che Giorgio Bordin conoscesse Samuele, e si potesse fare qualcosa con la tua galleria. Potrei invitarlo al vernissage dell’evento che si celebra, a Dio piacendo, fra pochi mesi al Castello di Melegnano.
So che il tuo orizzonte di pensiero, i tuoi rapporti, i tuoi contatti ti portano a farti domande serie sull’attualità dei nostri tempi. Fra di noi parliamo poco di politica (Berlusconi e Renzi ti piacciono?), anche se andiamo d’accordo riguardo ad alcuni argomenti, al valore di alcuni uomini come Ratzinger, Scola, e altri uomini di Dio, che coltivano il discorso della pace nel dialogo con tutte le religioni. Ne parlavo con Fadhil. E’ ovvio che le arti sono sensibili al DISCORSO DELLA PACE E DEL BENE. Ogni artista sa quanto può costare contribuire alla pace con la propria opera. Ecco perché tutti noi, oggi, possiamo confrontarci con le parole, che il Papa Paolo VI disse agli artisti 50 anni fa (ad ottobre dell’anno successivo andrà a New York, e rivolgerà alle Nazioni Unite un discorso che, senza prova orrore per un Dio sconosciuto, porta il messaggio del Dio di Gesù Cristo Padre di tutti gli uomini): “cari Artisti, noi abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno della vostra collaborazione per rendere accessibile, comprensibile, anzi commovente il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile Dio”.
L’ultimo discorso riguarda una proposta che ci stiamo facendo, per nutrire la speranza di noi e di tanti nostri fratelli, nella PROSPETTIVA ESCATOLOGICA della fede. Si tratta di un pellegrinaggio che si potrebbe fare a Santiago de Compostella in Galizia (Spagna) meta di legioni di cittadini europei e non, uniti nel nome di Cristo, che Giacomo ha amato con Pietro, Giovanni, e gli altri apostoli. Anche noi siamo chiamati ad amarlo così. E crediamo che portare il nome di Giacomo oggi, non è come portare un altro nome. Si tratta di conoscere questo apostolo, che mi sembra di particolare attualità per le ragioni, che vi ho scritto nel messaggio di Domenica 11 Maggio 2014. Penso agli innumerevoli bambini abbandonati, che possiamo portare nel cuore, se andiamo in Galizia.
Ne parliamo?
Arrivederci
Alen Pandolfi
www.aleluja.info