A
MELEGNANO SI RICORDA LO STORICO DON CESARE AMELLI, CHE HA
STUDIATO LA FIGURA DEL PAPA AMBROSIANO PIO IV, DEI MEDICI
DI MELEGNANO.
Pubblicato nel sito web www.papanews.it al link
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Domenica 14 ottobre 2007, nella splendida cornice del
Castello Mediceo di Melegnano, ridente cittadina alle porte
di Milano (oggi nota per il casello dell’autostrada
Milano-Roma) si è tenuta una Conferenza dedicata alla
figura del sacerdote e storico-archivista melegnanese Don
Cesare Amelli (1924-2002), nel contesto di un insieme di
celebrazioni, per la durata di una settimana.
A parlare di don Cesare sono convenuti alcuni suoi
collaboratori che ne hanno evidenziato diversi tratti.
Dorina Vignola ha ricordato il metodo di lavoro
archivistico, col quale don Cesare ha condotto ricerche,
studi e compilazioni di preziose pagine di storia locale,
che sono giunte fino a noi grazie alle sue doti di generoso
divulgatore. Ercolino Dolcini, già sindaco di Melegnano, ha
ricordato la prima opera di don Cesare a 50 anni dalla
pubblicazione: una “Storia di Melegnano”, che
lui volle dedicare ai fanciulli , e nella quale emerge la
cifra propria di queste terre che costituiscono una
“civiltà dell’acqua”. Alberto Rossi ha
ricordato la sua collaborazione con don Cesare, col quale
ha fondato il Gruppo di Guide Amatoriali attraverso un
percorso formativo non indifferente. E si è notata quella
capacità di sintesi, che permetteva a don Cesare di non
perdersi nei particolari, come quando si trovò ad
interpretare certi affreschi del Castello Mediceo carichi
di 500 anni di sporco, e con poca luce.
Ma dove stava il cuore di don Cesare, ciò che gli dava
l’energia per realizzare le opere di cui noi oggi
godiamo? Lo ha testimoniato Ernesto Brendi con la
commozione dei suoi ricordi: don Cesare è stato conquistato
dalla figura di colui che ha reso illustre la cittadina di
Melegnano, e che lo ha sempre ispirato nella sua vita di
storico, di sacerdote e di uomo fino a sentire viva la sua
presenza dal XVI secolo ad oggi: è la figura del papa
ambrosiano Gianangelo Medici, che assume il nome di Papa
Pio IV (1560-1565) e dona ai suoi concittadini di Melegnano
la Bolla del Perdono (20 gennaio 1563), con cui prende
inizio la Festa del Perdono, che porta alla celebrazione
annuale della Fiera del Perdono col tradizionale mercato,
che è giunta fino a noi. Ecco qui il punto: don Cesare ha
ritrovato in sé la figura di questo papa umanista, e lo ha
fatto nei tre modi che definiscono tutta la sua opera, come
sono simbolizzati nei tre oggetti che Brendi ha dato al
Comune per l’allestimento della Mostra a lui
dedicata: una lente simbolo delle sue indagini nelle
memorie locali, una penna simbolo della sua narrazione
storica, e una lettera dal contenuto spirituale. Questi tre
ricordi sono visitabili insieme alla restante parte della
Mostra dedicata a don Cesare nei locali della Biblioteca in
questi giorni, e speriamo anche dopo in un’eventuale
collocazione permanente.