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NEL
CUORE DI DIO
INTERVISTA
A MONS. LUIGI VILLA
INTRODUZIONE
L'idea di porre alcune domande a un uomo cosi' esperto
della vita, ci è venuta durante un pranzo in casa nostra,
una domenica di maggio, lo stesso giorno in cui il Santo
Padre beatificò Padre Pio da Pietrelcina, che è pure il
giorno anniversario della Prima Comunione di Monsignore.
Non serve dire chi è Monsignor Villa, o più familiarmente,
don Luigi. A quasi 90 anni suonati, gode del carisma del
confessore, e forse da questo punto di vista andrebbe
studiata la sua persona e la sua opera. Piccolo, dotato di
eccezionale memoria, sensibile, non viene qui presentato
per la sua biografia o per i segreti depositati nel suo
cuore, bensi' per lo straordinario dono, che lo rende
capace leggere le pagine della storia che noi uomini
scriviamo ogni giorno.
Siamo uomini e vogliamo penetrare il senso della storia,
che collaboriamo a costruire. Per questo lo vogliamo
ringraziare, per averci aiutato a penetrare questo senso,
solitamente nascosto, ma determinante per la nostra
felicità.
Dunque, offriamo queste pagine agli amici , perchè possiamo
"bere" insieme queste parole, con la speranza che possano
dissetare quella sete del cuore, la quale, chi più chi
meno, tormenta tutti noi su questa terra. Non offriamo che
parole, che vanno a comporre una breve inter¬vista, parole
semplici, quelle che chiunque potrebbe dire, con il gusto
di riflettere su se stesso, la propria vita, la propria
morte, e su quanto ci aspetta nell’aldilà.
Ci sarà da approfondire , e ciascuno potrà farlo come
vuole.
Siamo consapevoli che queste parole ci possono introdurre
nel luogo più misterioso, più "top secret" più pericoloso e
tremendo che ci sia: nel cuore di Dio stesso.
A questa introduzione segue:
UN COLPO D'ALI SULL' ESPERIENZA DELLA PRIMA COMUNIONE: IL
MIO GESU'
UNA PREMESSA: LA PACE
OTTO DOMANDE:
1 IL PRETE
2 LA MORTE
3 LA DOLCEZZA
4 LO SPORT
5 IL FUTURO
6 IL PAPA
7 LA MADONNA
8 L'AMORE
2 maggio 1999
CON UN COLPO D'ALI PER TUTTI
IL MIO GESU' : LA PRIMA COMUNIONE
Monsignore ricorda:
oggi ricordo la mia Prima Comunione, in piena guerra
mondiale, il 2 maggio 1918, cioè 81 anni fa, a Gor¬gonzola.
Avevo 7 anni. Allora c'era il digiuno da mezzanotte. Oggi,
no.
PREMESSA: LA PACE
Monsignore, il mondo non è mai in pace. L'Europa è
travagliata da un'altra guerra. Secondo Lei, come si
potrebbe mantenere la pace ?
Risposta:
Per vivere in pace occorrerebbe abbandonarsi all'Amore di
Dio, come un bambino nelle braccia della mamma. Quando c'è
questa fiducia, Dio ci è sempre vicino, Cristo cammina con
noi e ci accompagna, come ha fatto coi discepoli di Emmaus,
che non lo hanno riconosciuto. Ecco, cosi' si vive in pace.
O se la pace è temporaneamente turbata, allora facilmente
ci si riprende. Basta un quarto d'ora di silenzio, un po'
di preghiera, na¬turalmente la purezza dei pensieri, e
quindi non guardare la televisione che turba e disturba.
Allora il cuore vive in pace.
1
IL PRETE
Monsignore, qual è la cosa più bella che Le è capitato di
vivere ?
Risposta :
Per me la cosa più bella è la vita sacerdotale, che d'altra
parte ho sempre sognato. Ricordo che la mattina del giorno
della mia ordinazione, sono quasi 64 anni, la mattina del
26 maggio 1934, era sabato, io ero andato a letto tardi, la
sera prima. C'erano stati gli Esercizi preparatori al
collegio di Rho , predicati dal bravissimo e commovente
missionario di Rho padre Brasca. Ebbene, al mattino sono
stato sve¬gliato dal campanone del Santuario, un campanone
potente, e al primo tocco sono balzato fuori dal letto , mi
sono messo in ginocchio e ho detto: mio Dio , Ti ringrazio,
perchè mi hai condotto fino all'alba di questo gior¬no.
Oggi, divento prete! Era il 26 maggio 1934.
2
LA MORTE
Monsignore, qual è la cosa più brutta ?
Risposta :
Più brutta no , direi più dolorosa. Per me , dopo la morte
dei miei genitori e più della loro morte, che mi ha
ad¬dolorato profondissimamente e mi ha lasciato un vuoto
immenso (ricordo che dopo la morte di mio padre ho avuto un
forte esaurimento nervoso, facevo fatica a stare all'altare
a dire Messa, in conseguenza di quell'immen¬so dolore),
eppure il dolore più grande per me è stata la morte di don
Enzo Bellini, che è stato il mio migliore allievo, un'anima
elettissima. E' morto dopo due mesi, anzi meno: un mese e
mezzo di malattia. Ricordo che la sera del 21 novembre 1980
venne a trovarmi , ed era ancora abbastanza giovane, il
Marchese Giovanni Maria Floridi Gavozzi di Castellaro, il
padrone della Villa Castellaro di Albissola, una grande,
un'antica e fa¬mosa villa, e disse a don Enzo: la trovo
come l'ho lasciata, 18 anni fa. In realtà era invecchiato.
Il giorno dopo don Enzo accusò qualche disturbo. Si alzò
per la prima Messa, che allora in parrocchia era alle 7.
Confessò tutta la mattina, poi nel pomeriggio andò un po' a
letto e disse Messa alle 7 e un quarto di sera. Ma al
Sanctus di quella Messa, abbiamo visto dondolare i
lampadari di Murano, che ornano la nostra chiesa.
Da quell' ondeggiamento abbiamo capito che c’era
stato un terremoto. Poi, saliamo in casa, apriamo la
televisione e sentiamo che c'è stato il terremoto in
Irpinia. Don Enzo rimase profondamente colpito, accusò un
certo malessere, si mise a letto e stette a letto qualche
giorno. Vennero diversi medici a visitarlo. Ma quasi tutti,
dopo la visita, scrollavano la testa. Non so perché. Venne
un chirurgo. Venne il dottor Tufigno , lo zio di Monsignor
Camisasca e mio medico. Il dottor Tufigno disse che questo
è un male un po' strano. Poi aveva la prostata ingrossata e
un disturbo, che non si sapeva spiegare. Don Enzo aveva 46
anni. Purtroppo, Tufigno dovette andare a Barcellona per
essere operato ed era assente durante la malattia e la
morte di don Enzo. Dunque, quella volta don Enzo stette a
letto qualche giorno e 1'8 dicembre si mise in testa di
andare a trovare una sua nipote, che era ricoverata in una
casa di salute a Pisa. Fece un viaggio molto faticoso e
tornò affranto. lo gli avevo detto di non andare. E lui col
suo piglio energico rispose: "non posso non andare" . E
tornò disfatto. Rimase a letto fino all'antivigilia di
Natale, quando fu portato all'ospedale, con don Mario ai
fianchi. Io andai a trovarlo dopo Natale, perchè prima ero
molto impegnato in parrocchia. Inoltre, non usavo la
macchina ed era un po' difficile prendere due mezzi, il
metrò e l'autobus. Andai a trovarlo, e lo trovai in
carrozzina.
Gli avevano assegnato un letto in uno stanzone. Poi,
andarono a visitarlo il Cardinale Colombo e Monsignor
Martini, che non era ancora cardinale. Tornai da lui e lo
trovai sempre peggiorato. Il giorno 3 gennaio gli diedi i
sacramenti. Il giovane medico dell'Istituto Neurologico,
dove il primario era andato in vacanza, lo visitò. La
mattina prima della morte, martedi , pare gli fecero due
punture lombari. Il giorno dopo è stato molto male, con
dolori atroci, e la sera, d'improvviso, spirò. In quel
tempo, io soffrivo dei postumi di una labirintite. Mi sono
messo a letto e ho pregato: Signore se è possibile
conservalo , guariscilo. E gli ho dato tre benedizioni a
distanza. In quel momento spirava. Erano le dieci e mezza
di sera. Dopo venti minuti circa, don Mario apre la porta
del mio appartamento e mi comunica la notizia. Questo è
stato il mio più grande dolore, perchè su don Enzo avevo
riposto tante speranze.
E don Enzo, oltre che grande professore di Patrologia in
Seminario , era un miracolo per la nostra parrocchia, dove
è ricordato an¬cora adesso dai non più giovani.
Era nato il 19 settembre 1934 a Portoferraio, Isola d'Elba.
3
LA DOLCEZZA
Monsignore, una madre Le chiede che consiglio dà per
educare bene i bambini.
Risposta :
lo dò il consiglio di educarli con molta pazienza, con
fermezza, ma soprattutto con grande , con infinita
dolcezza. San Giovanni Crisostomo dice che non c'è niente,
non di più forte, ma di più violento, cioè di più efficace
della dolcezza. Lo spazientirsi coi bambini , lo
schiaffeggiarli , il trattarli meno bene, non è mai , mai
educativo. lo avevo una mamma molto severa , che venero,
che ricordo con tanto, tantissimo affetto, e un padre molto
dolce e mite, con un volto buono. Mio padre non si
arrabbia¬va mai. Come canta Gaber "El gh'avea la facia de
bun" . L'altro giorno, a Varese, ad un anniversario di
nozze, mi diceva il marito che la moglie, bravissima,
laureata, gli fa delle prediche interminabili … E
questa non va bene.
Il Tommaseo, che razzolava male, ma predicava bene, dice
che chi si altera ha sempre torto, e se non ce l'aveva,
passa dalla parte del torto, se si altera.
4
LO SPORT
Monsignore Samuele propone una domanda sportiva, perchè ha
solo 7 anni , ma è patito del Milan. Bene, Lei a quale
squadra tiene?
Risposta:
Sono dell'Ambrosiana, la vecchia Ambrosiana che oggi si
chiama Inter. Vecchio come sono, nato a Gorgonzola , tengo
ancora a quella. Ma Ambrosiana è un nome un po’
clericale.
5
IL FUTURO
Monsignore, un padre Le chiede che cosa pensa del futuro
dei giovani.
Risposta:
… io penso che i giovani, dopo tempi di profonda
crisi, potranno avere un periodo migliore. Di solito, a
tempi bui succedono tempi sereni. Vi ricordate di quel tale
che piangeva quando c'era il sole e rideva quando pioveva,
perchè già pensava che sarebbe venuto il sole?
Si , io penso che i giovani potranno avere un futuro
migliore del nostro. E poi la Madonna a Fatima ha detto che
alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà. Speriamo!
6
ILPAPA
Una voce fuori campo dice che si può essere giovani anche a
90 anni , come il Papa …
Risposta:
Beh, il Papa non ha ancora 90 anni, ma ne ha solo 79, cioè
10 meno di me ...
7
LA MADONNA
Passiamo ad un'altra domanda "tecnica". Secondo Lei come si
fa a stare sempre sereni ?
Risposta:
Ho già risposto prima. Bisogna cercare di essere sempre in
pace, in armonia con tutti. Sapere portare in pace i propri
fastidi, che non mancano mai, e non farli gravare sugli
altri. Non si deve mai "tenere il muso". Bisogna imparare a
sorridere sempre, con un pizzico di umorismo in tutte le
cose, anche se di fronte alle cose tragiche, come la guerra
nel Kossovo , non si può essere umoristi.
Per me a Medjugorje la Madonna è apparsa e ha predetto ai
veggenti quello che sarebbe successo. Mi sono confessato
nell 1985 dal padre Tomislav, che mi disse che la Madonna
aveva predetto cose brutte e tempi in cui i fratelli si
odieranno, si combatteranno, si ammazzeranno tra loro, e si
invocherà la morte come liberazione, perché sembrerà meglio
morire che vivere in quello stato di tragedia. Sinceramente
non avevo creduto a quelle parole catastrofiche, che si
sono verificate alla lettera e che la Madonna aveva
predetto. Sembra che non sia ancora finito.
8
L' AMORE
Monsignore, per concludere Le facciamo questa domanda: che
cos'è l'amore?
Risposta:
Vedete, l'amore è il dono di sè totale: pensieri, vita,
parole, soprattutto opere. Si, è il dono di sé totale: di
quello che si è e di quello che si ha. Soprattutto di
quello che si è. L'amore è dare. Infatti, chi ama, dà
…
E l'amore è sa¬crificarsi, perchè il vero segno dell'amore
è il sacrificio, la rinuncia, e anche l'umiltà, perchè per
amare bisogna essere umili.
Non sempre l'amore è riamato. Ma bisogna amare soprattutto
quando non si è riamati . Infatti, se si ama solo quando si
è riamati, si è come i pagani. Viceversa l'amore è
totalmente gratuito.
L’amore è dono di sè totale.
Monsignore, questa intervista finisce qui, ma non finisce
l'amicizia di cui Lei ci onora .
Conosciamo qualcosa di quest'amicizia e sappiamo che
appartiene al Suo carisma sacerdotale. E speriamo sia fatto
conoscere ed eventualmente studiato dalla Chiesa, per
essere presentato a tutti come modello di vita cristiana.
Certo, non si sale sugli altari per la propria gloria, ma
per la Gloria di Dio e la Chiesa potrebbe vedere un giorno,
meglio di noi, se Lei questa Gloria l'ha cercata. C'è
bisogno di modelli per rinnovare i costumi, grazie alla
presenza di certi membri della Chiesa, che amministrino il
Sacramento della Confessione.
Se Dio vuole, passeremo da un'epoca di martiri a un' epoca
di confessori della fede, che faranno conoscere la
Misericordia di Dio in ogni stato di vita.
Nel mondo c'è tanta fame e tanta sete di questa
Misericordia. Gli uomini sono sfiniti. Noi crediamo che
Dio, come dice Sant’Ambrogio, riposa nel perdonare i
peccati dell’uomo. Dio aveva tanto lavorato per
costruire il mondo. Ma poi creò l'essere umano, e trovò uno
al quale rimettere i peccati e vide che lo faceva riposare,
dice Sant' Ambrogio.
Ecco, Monsignore, Lei ci ha fatto fare esperienza di
Misericordia.