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OMELIA
DI MONS. VILLA
ALLE ESEQUIE DELLA SORELLA
SUOR CLAUDIA VILLA
Crescentino di Vercelli , 2 giugno 1998
Lo dico con Sant’Ambrogio in morte di suo fratello
San Satiro: “Ecco, davanti a questo altare, la
vittima incontaminata, la vittima gradita a Dio, che mi è
sempre stata tanto cara”: la mia sorella suor
Claudia. Non posso non piangere, perchè pianse anche Gesù
sulla tomba di Lazzaro che pure avrebbe subito resuscitato.
Amata sorella, il nostro incontro estremo è stato
il miracolo di una vita tutta consacrata al celeste
amore.
“ DIO SOLO ” era il motto col quale, sull'
esempio di S. Giovanna Antida segnavi ogni tua lettera.
Eravamo stati insieme fanciulli: la più dolce e affettuosa
tra noi eri tu, anche la più docile ai severi richiami di
nostra madre, amabile come il babbo, e come lui assidua al
lavoro e paziente. Con una eccezionale sensibilità che è
stata certamente la fonte di tante sofferenze segrete e
taciute.
Votata a Gesù dalla
giovinezza, con tanto amore era entrata a vent'anni nella
Congregazione a lei tanto cara, indirizzata da quell'
insigne missionario di Rho che fu il P. Confalonieri ,
subito benvoluta ed apprezzata dalle sue Superiore, delle
quali, non senza commozione ricordo suor Eufemia, sua
maestra di noviziato.
Poi gli studi, cosi bene superati, anche con il latino,
conseguendo il diploma magistrale, e il compito di maestra
che poi hai esercitato per lunghissimi anni, guidando i
suoi alunni dalla prima alla quinta elementare.
Amata, seguita e prediletta per la sua trepida
bontà, per la
dolcezza del carattere, per la preparazione e la diligenza
nell'insegnamento, che le ha consentito di essere madre più
che maestra di tante generazioni di fanciulli.
Amava la clausura, il ritiro, il
silenzio,
nè mai avrebbe voluto lasciare la sua casa religiosa, anche
per fugaci giornate, spinta e quasi costretta rarissime
volte dall' amabilità delle Superiore a visitare i parenti.
Come si è sempre ostinata a non seguire parenti e amici,
anche per una piccola refezione, fuori dalla sua casa
religiosa. Discreta, fedele ai suoi doveri, sempre
premurosa, presente e attiva.
Le lettere che mi inviava sovente, erano per me colme di
richiami spirituali, come
quelli di nostra madre, di inviti alla santità, di moniti
discreti ma chiari, di sante parole suggerite dalla sua
ardente e insieme, direbbe Sant’Ambrogio,
“sobria ebbrezza dello spirito”.
Perchè sempre l 'ha accompagnata la fede e il richiamo ai
suoi alti ideali. Le erano costantemente davanti l'esempio
e l'immagine della sua fondatrice, come se volesse
specchiare quella che le sembrava la sua mediocrità, nel
fulgore della santità.
Il suo tramonto, come io lo vidi in quei fugaci tre quarti
d'ora, è stato colmo di luce. E mi
ricorda le parole di San Giovanni nell'Apocalisse:
“Udii una voce dal cielo che diceva beati i morti che
muoiono nel Signore”.
Soffriva atrocemente, con quel male terribile
che
anche nella agonia non sembrava placarsi; e continuamente
pregando con me che, con suo grande conforto le rinnovavo
l'assoluzione ricordandole San Carlo, che sempre nella
morte voleva accanto il gesuita suo confessore P. Adorno; e
recitando la preghiera a San Giuseppe che la mamma mi aveva
insegnato fanciullo.
Ho visto il suo sguardo, i suoi gesti delicati, le sue mani
diafane e alzate al cielo, in un atteggiamento d'incessante
preghiera.
A lungo mi aveva atteso, tanto aveva invocato la mia
presenza. Fino a
quando mi disse due volte, con una voce ancora chiara:
“mi sento mancare”. Come volesse dirmi:
“Ora che finalmente sei venuto, posso morire”.
E subito dopo, spenta per sempre la sua parola,
quell'ultimo gesto di gratitudine alla sua superiora suor
Teresa con la mano alzata al Cielo, per dirle con amore che
entrava lassù, pregando per lei.
Poi, il silenzio della morte, ma quegli occhi ancora aperti
verso l'alto, mi hanno dato l' impressione, se non la
certezza, che qualcuno, la Vergine Madre le sia venuta
incontro, secondo
la promessa di Sant'Alfonso, che la Madonna da noi così
insistentemente invocata, venga incontro a coloro che
l'hanno amata, per
introdurli nel grembo di Dio.
Amata sorella, pensavo, ho sempre pensato di doverti
precedere io nella morte, io che ti ho accolto bambina,
nella tua nascita, con immensa tenerezza, tra le mie
minuscole braccia. Ricordo la parola del caro dottor
Werner, quando esclamò: “è morta”. Ma nel tuo
morire mi hai preceduto con un esempio sublime, che mi
ricorda vivamente la morte di Santa Teresa di Gesù Bambino,
della quale, nella tua agonia, avevamo ripetuto insieme
l'offerta di vittima all’Amore infinitamente
misericordioso di Dio.
Ma so che chi muore in Gesù vive in
eterno.
Il morire in Lui diviene un' offerta sacrificale, una
celebrazione, un sacramento. Il battezzato e, ancora di
più, l'anima a Dio consacrata, è chiamata, morendo, a
celebrare la sua Messa con Cristo, perchè Egli continui in
noi la Sua Presenza e la nostalgia del Calvario sia la
nostra più profonda passione.
Lo ha detto così chiaramente San Paolo: “noi portiamo
per ogni dove la morte di Gesù, affinchè la vita di Gesù
sia manifestata nel nostro corpo”. E con maggiore
insistenza: “parola certa è questa: se moriamo con
Lui, è certo che con Lui vivremo”
E autobiograficamente: “morire è per me un guadagno.
Desidero morire ed essere con
Cristo”.
La Croce e la morte sono così diventati il luogo eccellente
di Dio.
Amata, tanto amata suor Claudia! Tu ora vivi in Dio e nulla
hai perso di quello che è caduco quaggiù. Invidio il tuo
vivere e il tuo morire. Fà che anch'io, così umile prete,
fà che noi ti seguiamo nel tuo impegno di donazione e di
amore, perchè alla sera che m'incombe, solo su questo sarò
giudicato: se avrò abbastanza amato.
E perdonami se ti ho così poco visitata. Erano tre anni che
non ti vedevo, ma ti ho sempre tanto, tanto amata.
Ricordo la mia visita a te, nella tua scuola di Santa
Giovanna Antida a Vercelli nel 1953. Ero venuto con il mio
prediletto don Cesare Volontè, che era rimasto tanto
edificato dalla tua sorridente bontà. E in macchina,
eravamo diretti a Livorno, per confortarvi una
morente,
piansi come un bimbo, per averti troppo in fretta
lasciata.
Questo mio amore è ora gratitudine, preghiera, elevazione a
Gesù Nostro Amore, stupore per la tua santa morte, con la
certezza di un incontro che non può essere lontano e che
sarà eternamente felice.