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PREMESSA


Quella che segue è una delle omelie che più esprimono la persona di monsignor Villa e che provano la sua grandezza: non è mai stato vecchio, ma ha amato tutti i vecchi. A convalida di questo giudizio, si informa che il curatore di questa pubblicazione è stato sempre coi vecchi per motivi umani, professionali e familiari. Dei suoi 40 anni, il sottoscritto ha passato 18 anni di intimità con monsignore (conosciuto che ne aveva 77) 13 anni di professione medica in mezzo ad una popolazione in maggioranza di vecchi, 5 anni di volontariato in un grande ospizio di Milano, 13 anni di assistenza quotidiana alla vecchia mamma malata, di giorno e di notte. Nonché un’assidua frequentazione di letture e di lezioni scritte e orali di geriatri e gerontologi, anche nell’ottica della bioetica. Grazie a questa esperienza, sembra di poter dire che forse siamo davanti alla migliore e alla più preziosa delle omelie, che formano il ministero di monsignor Villa, il quale non è mai stato vecchio, ma ha tanto amato tutti i vecchi e così ha fatto risplendere la verità del Suo Signore. Forse per questo, monsignore ha sempre amato di un amore elettivo il suo cardinale preferito, l’ambrosiano cardinale Colombo, il quale ha fatto della vecchiaia il tema dominante della sua pastorale.



FESTA DI CRISTO RE
UN TRIONFO DI GIOVINEZZA
26 novembre 1972



La festa della regalità di Cristo è la festa della giovinezza, perché Cristo è un re giovane, e il suo regno, che è di amore e di giustizia universale, è il trionfo della vita sulla morte. Il trionfo della giovinezza, della vita nuova, nobile e forte, contro la vecchiaia, che è la stagione di declino e di morte.

Un settimanale scriveva che il nostro tempo rigurgita di giovani.
In USA presto il 50 per cento della popolazione sarà costituito da elementi che non avranno ancora raggiunto i 25 anni!
Viviamo in un mondo di giovani. E perciò dovrebbe essere il mondo della gioia, della bellezza e dell’amore, della divina regalità di Cristo, perché nessuno è giovane al pari di Lui. Sovraesaltata in ogni senso è la giovinezza. I giovani oggi hanno sempre ragione. I vecchi sono posti sempre più ai margini, pure nella Chiesa stessa. Non dico poi di ambienti fuori della Chiesa. Un sacerdote è stato questa estate a fare pratica presso un ospedale in una civilissima nazione. Rientrò sconcertato in Italia. Nel reparto di maternità ha trovato soppressioni di poveri bimbi nati deformi. Ma il tale vecchio, e il tal’altro? Bisognò somministrargli una doppia dose di medicinale, per affrettargli la morte di eutanasia.


Un mondo pieno di vecchi è condannato alla morte.
E recentemente un medico auspicava che il vecchio arrivasse da sé a decretarsi la morte. Perché solo i giovani hanno diritto a vivere. Un mondo pieno di giovani ha in pugno la storia.
Ma cosa è la vecchiaia? E cosa è, quanto dura la giovinezza?
Della gioventù molto oggi si dice e si discute. Certamente i giovani hanno sempre campeggiato alla ribalta della storia, ma oggi essi vogliono dominare il mondo in modo assoluto e incontrastato. Con la contestazione, l’impazienza, l’imprevedibilità, l’irruenza, l’estremismo. L’incessante fluire ed agitarsi dei giovani ha determinato in questi anni stati di esaltazione e di psicosi.


Bisogna dire che in tante cose i giovani hanno ragione.
Ma cosa significa essere giovani? “La giovinezza non è un età, ma una stagione del cuore”. Certamente è anche un’età. Ma non bastano gli anni a creare un giovane. Vi è la giovinezza dell’anima, senza cui non c’è vera giovinezza.
La giovinezza è un’età ed è uno stato. Così si può essere vecchi a 18 anni, e si può essere giovani a 70 anni. Il termine giovinezza è analogico. E’ giovane colui o colei che realizza sul piano dello spirito le caratteristiche della giovinezza secondo l’età.
Giovinezza, età bella, primavera umana del vivere, pienezza ed esuberanza di vitalità, slancio vitale, corse, antagonismi, canto, audacia, amore, concentrazione di mirabili energie in cerca, appassionatamente, di uno sbocco, gusto dei rischio e dell’avventura, amore e ricerca delle novità e delle iniziative, apertura alla speranza e al futuro, impegno di dedizione e di audacia, rifiuto del calcolo e del tornaconto, orientamento verso la fecondità e le forme più attive della vita, tensione verso un mondo di ideali, di giustizia, di verità, di vera fratellanza.


Parlo a voi gi
ovani ! dice il Papa: “ci sia permesso di salutarvi in nome di una comune giovinezza: la vostra è quella dell’età, dei tempi nuovi, quella che ha i suoi occhi fissi sull’avvenire, come verso il suo regno, la sorgente delle sue speranze e delle sue energie; la Nostra è la giovinezza della verità e delle forze che non invecchiano mai, perché hanno in sé medesime il dovere e il segreto dell’attualità, e l’infinita spinta dell’amore”.

Forze che non invecchiano sono la curiosità dello spirito, l’apertura alla storia e alle giuste e vere istanze del mondo presente, l’incapacità di incresparsi in un atteggiamento di conformismo, sotto l’usbergo di una accidia fatta di viete abitudini, di schematismi vecchi, di tranquillità di strade troppo conosciute e battute
.

L’anima giovane non è condizionata
da mode, da schemi, da pigrizie mentali, da sterili rimpianti. Vive in prospettiva del futuro, sfidando le difficoltà e gli eventi, accettando ogni volta il rischio, non l’imprudenza delle scelte. Un’anima giovane è come Cristo aperta allo stupore, sempre in atteggiamento curioso ed interrogativo, per interpellare uomini, cose, eventi, mai prigioniera delle tappe raggiunte e dei risultati conseguiti.

Si è giovani nella misura in cui si è capaci di accogliere in sé la bellezza e il mistero delle cose, le difficoltà, anzi la stessa tragedia del vivere umano, il ritmo sempre più incalzante della vita. La giovinezza è questo slancio di conquista e di gioia di amare, di sacrificarsi, di donare di più. Questo amare la gente con intima passione e con disinteresse. La giovinezza è l’incontro della vita con le beatitudini di Cristo. Beata giovinezza!

Ha detto Congar: il giovane non desidera essere un possidente, un uomo sazio, arrestato nel suo slancio e preoccupato di godere una posizione confortevole. Il giovane è aperto alla gioia delle beatitudini evangeliche, preso e come dominato da un ideale, sul quale regola i propri atteggiamenti, sacrificando a questo ideale ogni egoismo ed interesse di danaro e di comodo. Questa è la giovinezza dell’anima. Essa incontra il monotono disgusto, l’indifferenza più o meno tranquilla di chi è senza ideali, il triste privilegio del superuomo miserabile che non si commuove mai. Rimane giovane l’anima che non si piega su se stessa, ma che si apre alla vita, sempre sostenuta dalla fede e dalla speranza, incontro a un giorno più bello, malgrado le nubi che offuscano il nostro
presente.

Al contrario, è vecchia l’anima che si accascia
e si piega alla delusione. La vecchiaia dell’anima è un disincantamento, un’incapacità di apertura e di adattamento, un realismo gretto, sensibile solo alle comodità dell’esistenza, svuotato d’ogni slancio vitale e d’ogni entusiasmo generoso.

Allora, è giovane il nostro tempo ? Non è certo giovane quella triste fascia di ventenni che non sanno più dove orientare la propria giovinezza, le proprie energie, vittime dell’erotismo, della droga, del vuoto interiore, di un’intima paurosa stanchezza.

Diceva Papini: “i segni essenziali della giovinezza sono tre: la volontà di amare, la curiosità intellettuale e lo spirito aggressivo. Nonostante la mia età, a dispetto dei miei mali, io sento fortissimo il bisogno di amare, il bisogno di essere amato, ho il desiderio insaziabile di imparare cose nuove, e non rifuggo dalla polemica o dall’assalto, quando si tratta della difesa dei supremi valori. Per quanto possa parere ridevole delirio, ho la temerità di affermare che mi sento sollevato dall’alta marea della gioventù nell’immenso mare della vita”. Ma Papini come altri grandi giovani perenni, amava Cristo e
Cristo è la fonte della giovinezza.

Il mezzo regale per costruirsi un’anima giovane è di vivere in pienezza le beatitudini evangeliche nella luce, nel canto, nell’amore: - beati i miseri, beati i poveri, beati gli afflitti, beati i misericordiosi…- Cristo è l’eternamente giovane. Lo ha detto il Concilio nel suo messaggio finale ai giovani. Giovinezza eterna è l’alitare di questa speranza viva che Cristo solo ci può dare.

Giovinezza è abbandonare la propria anima al soffio dello Spirito
vivificante, che è lo Spirito di Cristo, e comprendere la novità della fede e la sua carica rivoluzionaria, non la rivoluzione della violenza e del sangue, ma della santità e del cuore: la rivoluzione dell’anima.

Sant’Agostino scriveva: - Quaerite, o iuvenes, Christum ut iuvenes maneatis- (Ad fratres in eremo, Sermo XLIV ). Cercate, o giovani, Cristo e rimarrete giovani in eterno. Accostarsi a Cristo, cioè vivere di Lui, significa possedere tutto il segreto della giovinezza. La stessa di cui oggi ha più bisogno il mondo.